Covid: Milano verso il picco. In arrivo ambulanze anche da fuori

La metropoli si prepara al picco, nei Ps aumentano gli accessi in urgenza. Preallertate le Croci di Brescia per dare una mano

Soccorritori con le protezioni

Soccorritori con le protezioni

Milano, 8 novembre 2020 - Da due giorni la provincia di Milano supera quota quattromila nuovi casi quotidiani di coronavirus. Ieri, con un’altra maxi infornata da 46.099 tamponi in Lombardia, è arrivata a 4.520, di cui 1.758 in città (appena cinque meno di venerdì). In tutta la regione ieri il Covid ha ucciso altre 108 persone e ne ha mandate 40 più del giorno prima nelle terapie intensive che hanno superato (a 610) i seicento pazienti “Corona“; e 250 in più nei reparti, arrivati a 5.813 ricoverati. Un report dell’Ats Metropolitana, aggiornato a giovedì scorso, racconta che a Milano, la grande malata di questa seconda ondata insieme alla Brianza (+1.683 contagiati ieri) e al Varesotto (+1.222), i nuovi ricoverati quotidiani raggiungono numeri mai visti durante la prima ondata: l’Ats che comprende anche il Lodigiano sfiora i 350 nuovi ingressi in ospedale al giorno, quasi un centinaio sono di abitanti del comune di Milano e più di 150 dal suo hinterland. Scendono invece, da inizio novembre, i ricoveri in terapia intensiva, ma aumentano gli accessi in urgenza ai pronto soccorso dei Covid hub della città: al Niguarda sono più di un terzo del totale, al Sacco quasi metà.

E com’era avvenuto in senso inverso nella fase 1, le province oggi relativamente meno colpite dal virus stanno aiutando Milano, accogliendo nei loro ospedali pazienti in terapia intensiva ma anche con sintomi più lievi per alleggerire i pronto soccorso cittadini, e concentrando le forze dei mezzi di soccorso sull’area metropolitana. A quanto Il Giorno apprende, le Croci dell’area di Brescia sono state pre-allertate della possibilità di dover fornire ulteriore aiuto, in vista dell’impatto dell’attuale ondata di contagi che secondo gli epidemiologi potrebbe scaricarsi con la forza massima sugli ospedali dopo metà novembreLa Regione intanto ha dato mandato alle otto Ats di trovare 1.500 posti per pazienti Covid subacuti e degenze di sorveglianza, riconvertendo letti non Covid e contrattualizzandone di nuovi che oggi "non rientrano nella disponibilità della rete ospedaliera ma garantiscono comunque un’assistenza sanitaria, ad esempio nelle strutture di riabilitazione", ha spiegato l’assessore al Welfare Giulio Gallera. Serviranno, ha aggiunto in risposta ai timori della segretaria metropolitana del Pd Silvia Roggiani, anche a portare gli ospiti delle Rsa e delle Rsd positivi fuori da queste strutture (come prevedono le delibere di giugno).

 

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