Covid, per la variante inglese chiuse tre scuole a Bollate

Il focolaio alla materna dell’istituto Rosmini: 59 casi da fine gennaio. Da ieri anche le due primarie in Dad, l’Ats fa test a tappeto

La scuola materna di Ospiate

La scuola materna di Ospiate

Bollate (Milano), 12 febbraio 2021 - Tre casi di variante inglese del covid-19 sono stati individuati in un focolaio che ha colpito la scuola dell’infanzia Bruno Munari, a Ospiate di Bollate. E sono tre le scuole che hanno sospeso la didattica in presenza per precauzione: dopo la materna, anche due elementari, nelle quali sono stati segnalati contagi collegati al focolaio della Munari, sono state messe interamente in didattica a distanza e saranno sottoposte a uno screening di massa disposto dall’Ats Metropolitana. Il ceppo mutato del virus si è diffuso nella scuola materna dell’Istituto comprensivo Rosmini, dove 59 persone sono risultate positive al tampone: 45 bambini e 14 fra insegnanti e operatori, tutti in isolamento, mentre l’intera scuola è stata messa in quarantena.

Tutto è cominciato con un po’ di raffreddore alla Munari, poi la scoperta dei primi positivi. Il contagio si è diffuso rapidamente in tutte le quattro sezioni della materna prima di mettersi a correre nelle famiglie, facendo ammalare genitori e fratelli. Tempo pochi giorni e i casi Covid collegati al focolaio della scuola dell’infanzia sono stati tracciati anche nelle scuole primarie dell’istituto comprensivo, la Rosmini e la Marco Polo. Ma soprattutto, dai test a campione sono emerse tre tracce del genoma del Sars-CoV-2, variante inglese. Una delle mutazioni del coronavirus che preoccupano i medici e le autorità in tutto il mondo, non perché abbia mostrato di dar luogo a forme più gravi della malattia, ma per l’altissima contagiosità. Così, spiega l’Ats Metropolitana in un comunicato, "è stato attivato uno specifico protocollo di sorveglianza che prevede l’effettuazione del tampone molecolare al termine dei 14 giorni di quarantena per tutti i contatti stretti".

E così, d’intesa, il preside dell’istituto, le autorità sanitarie e il sindaco di Bollate ieri mattina hanno deciso di sospendere le attività in presenza "anche nelle scuole primarie fino al completamento dell’attività di screening, a cui saranno sottoposti tutti i frequentanti delle scuole citate, e alla valutazione dei suoi esiti". Sono tutti a casa da ieri alla elementare Marco Polo, che resterà chiusa in via precauzionale fino alla prossima settimana. Mentre sono in didattica a distanza da oggi anche alla primaria Rosmini a Bollate. Tutte e tre le scuole fanno parte dell’Istituto comprensivo Rosmini: una popolazione di circa 800 studenti, che salgono a più di mille se si aggiunge anche la scuola media. "La didattica a distanza è stata una scelta precauzionale, per garantire la sicurezza degli studenti e la possibilità di effettuare i test", spiega il dirigente dell’istituto comprensivo Salvatore Biondo. E ricostruisce: "Il focolaio si è acceso con un paio di casi il 27 gennaio. In pochi giorni abbiamo invitato le famiglie a tenere bambini a casa, ma rapidamente i contagi si sono estesi a quasi tutti i collaboratori e fra gli insegnanti".

Intanto in città si è diffusa la paura di tornare in zona rossa, magari per uno dei microlockdown a perimetro provinciale o sovracomunale introdotti in altre regioni come l’Umbria e il Molise proprio per frenare le varianti. Ma è presto per dirlo: "L’Ats continua a monitorare l’andamento dei contagi per valutare la necessità di implementare ulteriori misure di sanità pubblica. Non siamo in zona rossa", fa sapere il sindaco di Bollate, Francesco Vassallo, via social. Questa mattina all’hotspot di via Novara partirà il maxiscreening con i tamponi antigenici sulle classi quinte della Rosmini (chi dovesse risultare positivo al test rapido lo dovrà poi confermare con un test molecolare).

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