Così il Po-poiana un giorno perse le sue penne

Andrea

Maietti

Gianni Baroni: un eccentrico ingegnere-scrittore di Montodine (Cremona) che, sessantenne, decise di prendere quietanza dal “destino oltraggioso”. Uno di quei talenti che sbocciano dalle solitudini di un paesino di campagna per immalinconirvi senza rimedio. Racconta Baroni che quando sulle aie di Montodine volteggiavano minacciose le poiane, si chiamava un vecchio pastore bergamasco degli alti pascoli. Lui scendeva con una sgangherata bicicletta e una sorta di spingarda di sua invenzione. Tartagliava alla più bella, così che subito fu ribattezzato Po-poiana. Nelle notti di luna piena, il vecchio legava una gallina a un paletto, a far da esca sull’aia. Quando la poiana piombava sulla preda Po-poiana faceva rintronare la spingarda, svegliando il paese e sollevando un gran abbaiare di cani. Il vecchio usciva dal suo capanno di melicacci e beato si lasciava spiovere sul viso le piume della poiana impallinata. Un certo giorno della Seconda Guerra Po-poiana fece rintronare la sua spingarda contro soldati tedeschi a guardia del ponte sull’Adda. I tognini riuscirono a scorgere il fil di fumo che tradiva il suo nascondiglio. Po-poiana sentì il crepitare dei moschetti tedeschi. Prima che si stendesse a terra una pallottola lo colse in mezzo alla schiena. Non volle cadere a faccia in giù e con un grande sforzo fece una mezza giravolta cadendo con il viso rivolto al cielo. Vide tanti puntini bianchi che sembravano neve e non erano neve. E poi puntini grigi che parevano ma non erano piume di poiana. Il vecchio sorrise: "Que-questa volta so-sono le mie penne", disse.

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