MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Coronavirus, la denuncia: "Noi, esposti ai rischi tutti i giorni sui treni della notte"

Il lavoratore: troppi passeggeri verso il Sud, non c’è modo di rispettare le prescrizioni in condizioni del genere

Sui treni della notte l'ambiente è troppo stretto per rispettare le prescrizioni

Milano, 13 marzo 2020 - «Anche se il servizio di trasporto dei treni è stato ‘rimodulato’ per evitare la diffusione del coronavirus, quindi le corse sono diminuite, noi siamo comunque sempre esposti al rischio senza le necessarie precauzioni". Lo denuncia un lavoratore, "accompagnatore treno notte", dipendente di una ditta esterna a Trenitalia, che chiede l’anonimato "perché non vorrei subire delle conseguenze. Se parlo, lo faccio solo perché vorrei delle condizioni migliori per tutti i lavoratori e i viaggiatori in questo periodo di emergenza".

Si è reso conto della situazione lunedì notte, "quando ero su un treno partito da Milano in direzione sud Italia. All’inizio i vagoni erano quasi vuoti ma man mano si sono riempiti. È successo poco dopo che il premier Conte ha annunciato l’estensione a tutta Italia delle misure contro il virus. Da Pisa c’è stata un’escalation di prenotazioni, ne abbiamo avute una trentina tutte insieme. All’ultimo momento io e i colleghi siamo riusciti a gestire la situazione ‘spalmando’ le persone in diversi scompartimenti, e abbiamo potuto farlo solo perché da Milano eravamo partiti con poca gente a bordo. Ma se il treno fosse stato quasi completo sarebbe stato impossibile".

A suo dire "non c’è modo di rispettare le prescrizioni in condizioni del genere: le distanze minime di un metro a persona non si possono tenere, l’ambiente è stretto. E noi lavoratori non siamo neppure tutelati: ci è stata data una sola mascherina per 5 persone. Noi dobbiamo parlare coi viaggiatori, chiedere i biglietti e i documenti, il contatto ci deve essere per forza".

Al ritorno, "i problemi non si sono presentati perché pochi viaggiatori si sono diretti al nord, per lo più soggetti che avevano visite negli ospedali di Milano e Genova". Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti chiedono a Regione, Governo e autorità competenti "protocolli di sicurezza anti contagio, con adozione di strumenti di protezione individuale laddove non fosse possibile rispettare la distanza di almeno un metro". E i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) del settore ferroviario hanno scritto al ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli: "L’ipotesi di ridurre solo del 50% i treni Intercity a nostro avviso è insufficiente e irrazionale perché non disincentiva gli spostamenti delle persone, non riduce il numero dei lavoratori né il rischio di contagio".