Coronavirus, l'appello: "Fermate la strage nella Rsa del Corvetto"

I parenti degli anziani di via dei Cinquecento scrivono al Giorno: "Stanno morendo tutti". I gestori: seguite le indicazioni delle autorità

Rsa al Corvetto

Rsa al Corvetto

Milano, 6 aprile 2020 -  «Non abbiamo più tempo né voce. Stanno morendo tutti. Lì dentro ci sono persone ancora sane! Salviamole". C’è rabbia e dolore nella segnalazione inviata al Giorno da un gruppo di parenti degli anziani ricoverati nella residenza sanitaria assistenziale Casa per coniugi di via dei Cinquecento, al Corvetto. Uno dei focolai di coronavirus insieme alla vicina Rsa Virgilio Ferrari di via Dei Panigarola: il numero di decessi, considerando entrambe le strutture comunali gestite dalla cooperativa Proges, è salito a 102, 53 nella Casa per coniugi e 49 alla Ferrari (soltanto giovedì erano 80), di cui 10 sicuramente infetti da coronavirus perché risultati positivi al test naso-faringeo. Ma sugli altri non è mai stato effettuato il tampone.

Un’impennata che preoccupa tantissimo i familiari, soprattutto riguardo alla Casa per coniugi di via dei Cinquecento, dove negli ultimi giorni c’è stato il picco di mortalità: 53 defunti "su un totale complessivo di 198 ospiti in carico (non posti letto). Una percentuale altissima, un bollettino di guerra". I parenti incalzano con una serie di accuse circostanziate e pesanti: "Tanti morti, tanti malati, tanta disorganizzazione, tanti assenti. I dispositivi di protezione individuali sono scarsi e inadeguati per tutto il personale medico, infermieristico, di pulizia, operatori socio sanitari, di portineria, animatori, psicologi (che si stanno occupando delle videochiamate, attivate in ritardo)". Alcuni riferiscono addirittura di "camici da parrucchieri" tra i dispositivi. Ancora: "Medici e infermieri sono costretti a turni massacranti, di 13 ore. Riteniamo la Proges responsabile della strage, in quanto non ha da subito separato gli ospiti malati da quelli sani, con personale dedicato. La conseguenza è stata il pesante contagio che purtroppo continua, anche tra i lavoratori. Gli ospiti sono tenuti sempre a letto, con rischio di piaghe da decubito e sospetto di scarsa igiene personale".

I parenti denunciano "inadeguatezza e mala gestione" e chiedono "aiuto con la massima urgenza agli organi competenti per evitare una seconda strage: una verifica della situazione igienico sanitaria e del rispetto ai protocolli specifici Covid-19. Un intervento significativo sul personale sottodimensionato. L’approvvigionamento immediato di dispositivi individuali di protezione adeguati. Tamponi per i malati, sia tra per gli ospiti e sia per il personale, con la conseguente sistemazione in sicurezza delle persone sane in spazi diversi. Sanificazione".

Claudia Zerletti , direttrice amministrativa, respinge gli attacchi: "Abbiamo seguito tutte le indicazioni delle autorità, fin dall’inizio, quando tutta l’attenzione si riversava sugli ospedali. Abbiamo attuato l’isolamento di nucleo ( dei diversi reparti, ndr ) e di piano e, dove possibile, effettuiamo cambi per evitare che chi ha la febbre stia a contatto con chi non ce l’ha. La situazione è in continua evoluzione, con difficoltà crescenti per il personale che ha a che fare con anziani affetti anche da patologie psichiatriche o con fumatori che devono uscire. Al settimo piano del polo Ferrari ospitiamo solo gli ospiti positivi al Covid che tornano dagli ospedali (al momento 7) e stiamo mettendo a punto un progetto pilota con il Comune che preveda percorsi ad hoc per chi accede al luogo, solo da un ascensore da sanificare, pasti monouso e vestiti lavati separatamente. E ricordo che abbiamo avviato una campagna straordinaria di assunzioni".

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