Coronavirus in Lombardia, nuovi positivi: solo metà ha sintomi

Nel Milanese ieri 97 contagiati: uno su tre intercettato coi test sierologici, dieci scoperti oltre una settimana fa

Coronavirus, laboratorio di analisi

Coronavirus, laboratorio di analisi

Milano, 14 giugno 2020 -  Ieri altri 210 contagiati si sono aggiunti al conto lombardo di 91.414 casi di coronavirus durante la pandemia, inclusi i 16.428 morti, perché sono stati 23 i decessi ieri. Quasi metà dei nuovi casi scoperti da una batteria di 9.474 esiti di tamponi caricati nel sistema di sorveglianza in un giorno sono in provincia di Milano: 97, in aumento di nove rispetto al giorno prima (quando i tamponi erano stati 14.837), di cui 38 in città (venerdì erano 56); la metropoli arriva così a 10.074 contagiati durante la pandemia (23.766 considerando anche l’hinterland).

Ma chi sono i “nuovi“ contagiati dal coronavirus, a quattro mesi meno una settimana dall’epifania di Codogno, con 16.785 "attualmente positivi" in tutta la Lombardia di cui 2.252 in un reparto d’ospedale (un sesto, rispetto al picco di aprile) e 96 in terapia intensiva, che ieri non superavano i 100 neanche aggiungendo i sospetti attaccati alla ventilazione in attesa di diagnosi?

In base a un report della Regione che Il Giorno ha potuto consultare, in realtà su 210 sono 173 in Lombardia, e 87 su 97 in provincia di Milano, i nuovi positivi scoperti da un tampone effettuato negli ultimi sette giorni; ci può essere infatti un disallineamento, come spesso ricordano gli esperti, tra la data in cui il test molecolare viene processato da un laboratorio e quella in cui l’esito viene caricato nel database regionale. Soprattutto da quando, un mese fa, la Regione ha disciplinato l’esecuzione dei test sierologici privati imponendo a chi li vende di acquistare preventivamente tamponi per il 10% dei testandi (e ai laboratori privati a contratto col servizio sanitario lombardo di vendere solo il 20% della sovraproduzione di tamponi rispetto a quanti ne processavano prima lavorando solo per la sanità pubblica). I laboratori privati, a quanto si apprende, in alcuni casi registrano tutti insieme nel sistema di sorveglianza “pacchetti“ di tamponi che possono risalire anche a diversi giorni prima.

Ancora , il report chiarisce che solo poco più di metà dei “nuovi“ positivi sono persone che hanno avuto sintomi e sono state sottoposte a un test molecolare che ha rivelato la presenza del virus. Per la precisione, erano sintomatici o loro contatti stretti “tamponati“ su richiesta del medico di base, o del lavoro, o dell’ospedale nel quale si sono presentati, 124 dei “nuovi contagiati“ scoperti ieri, e 54 sui 97 totali registrati in provincia di Milano.

E gli altri contagiati? Ventitré dei nuovi positivi registrati ieri in Lombardia, di cui 13 in provincia di Milano, sono ospiti o personale delle Rsa; sei (uno a Milano) sono operatori del servizio sanitario regionale. Gli altri 58, di cui 29 residenti nel Milanese, hanno scoperto di avere il virus nelle mucose del naso e della bocca facendo un tampone di controllo dopo esser risultati positivi a un test sierologico, privato o “pubblico” cioè eseguito gratuitamente (e sempre volontariamente) all’interno della campagna di screening della Regione.

Che è arrivata, ha spiegato venerdì l’assessore al Welfare Giulio Gallera, a 264.024 prelievi di sangue per cercare gli anticorpi “neutralizzanti” del Sars-CoV-2, effettuati a 102.329 operatori sanitari e a 161.695 cittadini lombardi che prima dell’11 maggio erano stati in quarantena per aver avuto sintomi Covid-compatibili (o un contatto stretto con chi li aveva avuti), ma non avevano mai fatto un tampone. I sierologici della Regione sinora hanno trovato gli anticorpi in 41.250 cittadini - il 25,6%, cioè un quarto degli ex quarantenati - e in 13.402 operatori, il 12,6% dei testati. Sinora la percentuale che risulta positiva anche al virus è del 10% tra gli ex isolati, dell’1% per il personale sanitario.

Negli ultimi sette giorni in Lombardia i tamponi hanno scoperto 1.344 nuovi contagiati dal coronavirus. Per quelli intercettati attraverso gli screening sierologici il contagio può risalire da dieci/quindici giorni (il tempo che serve all’organismo per iniziare a produrre anticorpi) a molte settimane prima. Ma anche i nuovi positivi “sintomatici“, spiegano al Giorno fonti della Regione, collocano l’esordio dei sintomi tra otto e dieci giorni prima rispetto al momento in cui il risultato del loro tampone entra nel conteggio ufficiale. Considerazioni che, in ogni caso, non devono indurre ad abbassare la guardia: l’obbligo di portare la mascherina anche all’aperto in Lombardia rimane almeno fino al 30 giugno, ha ricordato ieri il governatore Attilio Fontana, citando uno studio appena pubblicato negli Usa, che afferma che "grazie all’uso delle mascherine abbiamo evitato 78mila contagi". 

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