Milano, contagiato anche il lavoro: "C’è il coronavirus, sei licenziato"

Nicolas 21 anni, lavorava in un bar del centro. "Come pagherò l’affitto? Vendevamo centinaia di tramezzini, gli ultimi giorni non si arrivava a 15"

Nicholas Mancuso

Nicholas Mancuso

Milano, 9 marzo 2020 -  Fino al 23 febbraio Nicholas Mancuso preparava in media 400 tramezzini ogni giorno, in un locale nel centro di Milano frequentato da turisti e impiegati in pausa pranzo. Da un giorno all’altro il crollo. Il ritmo frenetico si è trasformato in uno stallo quasi totale, nel piccolo esercizio a conduzione familiare rimasto deserto come la strade della città. Nell’arco di una settimana è arrivata la lettera di licenziamento, una delle prime con esplicita causale Coronavirus. "L’azienda – si legge nella lettera – a fronte dello stato di emergenza per il coronavirus in cui versa il territorio italiano e delle ricadute che la stessa ha avuto nell’attività aziendale, ha messo in atto una riorganizzazione che ha comportato la soppressione del suo posto di lavoro in qualità di aiutante generico e aiuto-banconiere". Da un giorno all’altro Nicholas, 21 anni, è rimasto a casa, senza stipendio e senza tutele perché il suo contratto a termine per un part time di 4 ore è stato fatto scadere in anticipo, come sta succedendo a migliaia di altri lavoratori nel settore della ristorazione.

Com’è cambiato il suo lavoro con l’emergenza Coronavirus? "Il locale andava bene, in media preparavo 400 tramezzini ogni giorno, mentre lunedì 24 febbraio ne abbiamo venduti 15. L’incasso è stato di 30 euro. Per qualche giorno sono stato in ferie, poi il titolare mi ha spiegato che con questi livelli non era più possibile andare avanti. Eravamo due dipendenti, ne è rimasto uno solo".

Ha intenzione di fare ricorso contro il licenziamento? "No, non ce l’ho con il mio ex datore di lavoro. In questa situazione siamo tutti sulla stessa barca. Capisco che se non ci sono clienti è impossibile pagare uno stipendio".

Sta cercando un altro lavoro? "Dopo le scuole professionali ho sempre lavorato, arrotondando anche con servizi extra in quattro ristoranti di Milano come rinforzo o in sostituzione di chi è assente. Adesso è tutto fermo, ho mandato decine di curricula ma in questo periodo è quasi impossibile lavorare. So che molti ristoranti hanno chiuso, chi rimane aperto cerca di resistere".

Quanto guadagnava ogni mese? "Quando lavoravo fisso prendevo 1.800-2.000 euro, attualmente con il part time e i servizi extra arrivavo a circa 1.300 euro al mese. Il problema è che abito da solo e devo pagare l’affitto, se andrà avanti così rischio seriamente di rimanere senza casa. Vivo sul filo del rasoio. C’è, però, un risvolto positivo: almeno adesso a Milano l’aria è pulita".

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