
Miriana Cappella chiede che padre sia sottoposto ad accertamenti (Ansa)
Milano, 11 aprile 2020 - «Nostro padre ha i sintomi da Covid: chiediamo che gli venga effettuato il tampone. Perché nessuno provvede?". Emanuele e Miriana Cappella, fratello e sorella di 30 e 27 anni, hanno il papà di 68 anni ospitato nella Rsa di viale Bezzi, gestita dall’Aps Istituti Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio, e sono preoccupati perché "dopo tutto quello che è successo, con morti e contagi, controllare con tamponi coloro che hanno sintomi e tutti gli operatori sanitari per curare le persone come si deve ed evitare ulteriori diffusioni del virus ci sembra il minimo. Eppure, inspiegabilmente, i tamponi non ci sono ancora".
Il sessantottenne è alla Rsa da un paio d’anni per una malattia degenerativa. "È stato giustamente vietato l’ingresso ai parenti dall’8 marzo - evidenziano i fratelli -. Tuttavia, considerato che per ovvie necessità di cura il personale continuava a muoversi all’interno dei reparti, sarebbe stato assolutamente necessario sottoporli a tampone in maniera preventiva, a prescindere dalla manifestazione o meno di sintomatologia respiratoria, considerati i livelli di vicinanza fisica che sono comuni in una Rsa". L’escalation di morti nelle Rsa della Lombardia e centinaia di casi sospetti hanno fatto alzare il livello di attenzione. A Milano, il numero di decessi al Pio Albergo Trivulzio ma anche in altre case di riposo, come il Polo geriatrico Anni Azzurri a Lambrate, le due strutture del Corvetto (Casa per Coniugi e Virgilio Ferrari) e non solo, ha acceso i riflettori sui focolai di coronavirus tra gli anziani.
«Ci siamo preoccupati - continua Miriana - perché papà nell’ultima settimana ci sembrava non stare bene, era confuso, diceva di avere la febbre. Abbiamo quindi chiesto al medico curante di approfondire, così gli è stata fatta una lastra ai polmoni ed è emerso che ha una broncopolmonite. Al momento risulta senza febbre. Ma tossisce. E c’è venuto il sospetto che abbia il coronavirus. Naturalmente abbiamo chiesto ai medici di controllare con un tampone ma continuano a dirci di non poterlo fare. Ma nostro padre ha i sintomi: il tampone serve subito. Bisogna provvedere a tutelare le persone".
«A mio padre - conclude Emanuele – è stata diagnosticata una broncopolmonite ma non si può escludere coronavirus, non essendo stato accertato se sia positivo, quindi come si può mettere in atto la terapia appropriata? Io mi auguro che il nostro appello serva a far controllare tutti, operatori e pazienti, con i tamponi. E’ il minimo, in una situazione che è già sfuggita di mano da tempo".