Coronavirus in Lombardia, la strage dei dializzati: morto un contagiato su tre

La regione maglia nera con la metà dei casi, uno su dieci si è infettato. Aned e Sin: Gallera ci incontri per prevenire nuove tragedie

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Milano, 14 giugno 2020 -  Reparti dove è dilagato il contagio, trasporti casa-ospedale a rischio e falle nella sicurezza in un sistema travolto dalla pandemia. Il risultato è una strage silenziosa, con contagi e decessi che hanno colpito i dializzati lombardi, malati di insufficienza renale che per tre volte alla settimana sono costretti a raggiungere i centri attrezzati per la dialisi.

"Sono persone fragili che non sono state protette a sufficienza", spiega Vincenzo Irace, segretario del comitato lombardo dell’Associazione Nazionale Emodializzati (Aned). "Non possono essere sottoposti a contumacia domiciliare, aumentando il rischio di contagiare il personale infermieristico. Rischio che in alcuni centri è diventato reale e drammatico: a Crema si sono infettati più della metà degli infermieri. Molti centri hanno avuto gravi problemi con i trasporti non adeguatamente attrezzati. Adesso che la situazione negli ospedali è più tranquilla torniamo a chiedere un incontro all’assessore al Welfare Giulio Gallera per iniziare a lavorare sulla prevenzione – prosegue – visto che durante l’emergenza abbiamo scritto più volte all’assessorato senza ottenere risposte". L’entità della tragedia emerge da un’indagine della Società Italiana di Nefrologia (Sin), che ha analizzato contagi e decessi tra i dializzati da febbraio alla fine di aprile, mettendo sotto la lente la fase più acuta della pandemia, con un campione che rappresenta il 67% degli emodializzati in Italia. In Lombardia il contagio ha colpito quasi un emodializzato su dieci (9.19%): su 5722 pazienti, 526 sono risultati positivi. Un dato molto superiore alla media nazionale, che si ferma al 3.41%.

La Lombardia è superata solo dalla Valle d’Aosta, dove si arriva al 17.14%, mentre nelle regioni più colpite dal contagio il tasso è molto più basso. Il Piemonte si ferma al 4%, l’Emilia Romagna al 4.36%, il Veneto è addirittura sotto al 2% (1.92%). Si concentra in Lombardia, regione flagellata da coronavirus, la metà degli emodializzati risultati positivi: 526 su 1027. Analizzando i decessi, la Lombardia si allinea alle altre regioni, con dati che raccontano una strage. A livello nazionale il 37.1% degli emodializzati contagiati è morto (381 su 1027), solo considerando il periodo di marzo-aprile. In Lombardia il tasso è del 35.4% (186 morti su 526 contagiati), poco sotto la media. Uno scenario simile a quello delle altre regioni più colpite, con l’Emilia Romagna maglia nera con l’impressionante tasso del 51.1%. Ma la ricerca va oltre, rilevando anche numeri sugli operatori dei centri dialisi positivi al virus.

In Lombardia 146 casi spalmati su 35 centri. Numeri molto più alti rispetto alle altre regioni. E in tutte le aree emerge una scarsità di tamponi: in Lombardia sono solo 5 i centri che hanno eseguito il tampone su tutti pazienti, 3 solo sui pazienti che hanno avuto contatti con contagiati e 26 solo sui sintomatici. Il contagio in molti casi potrebbe essere stato contratto proprio negli ospedali, come hanno denunciato anche alcuni parenti di pazienti del San Raffaele di Milano deceduti, oppure nel corso del trasporto da casa. "Adesso – spiegano il presidente Aned Giuseppe Vanacore e il segretario Irace – non resta che lavorare sulla prevenzione". Anche la sezione lombarda della Società Italiana di Nefrologia ha cercato invano un colloquio con l’assessorato e ora "chiede insieme all’Aned un tavolo per discutere quello che è successo e che si spera non debba ripetersi più".

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