Il coronavirus mette le ali alle due ruote: è boom di biciclette

Si riscopre la bici in cantina, aumentano le richieste di riparazione e le code davanti alle ciclofficine. Pit stop per cambio freni e catena

Ciclofficina Darsena

Ciclofficina Darsena

Milano, 8 maggio 2020 - Metti la primavera con le sue temperature miti. La voglia di muoversi dopo quasi due mesi di lockdown. L’idea di molti che in tempo di emergenza virus sia meno pericoloso spostarsi "in solitaria" e all’aperto, quindi non dentro un mezzo pubblico. L’accelerata del Comune su una viabilità che abbia sempre più piste ciclabili. I costi più alti che l’utilizzo dell’auto comporterebbe.

Può essere questo mix di elementi a spiegare il perché delle code che da lunedì si formano fuori dalle ciclofficine milanesi, attive per la riparazione delle bicliclette e in certi casi anche per la vendita. "C’è stato un boom di richieste in due giorni", racconta Alessandro Ferraris, che ha un’attività in via Gaffurio, tra la zona della stazione Centrale e corso Buenos Aires. "In pochissimo tempo mi sono arrivate circa 50 bici tutte da riparare, al punto che non ci stanno più in negozio: le devo legare ai pali fuori. La gente sta recuperando le dueruote che erano in cantina, per utilizzarle in alternativa ai mezzi pubblici che qualcuno ritiene più pericolosi quanto a rischio contagio. Io mi auguro che questo sia il segnale di un cambiamento, che la preferenza accordata alle biciclette prosegua anche dopo la fase 2". Le richieste più gettonate sono il cambio della catena o dei fili dei freni, una sistemata al "movimento centrale" e la sostituzione delle gomme. "Prima la gente mi portava le bici su appuntamento mentre da lunedì c’è un viavai continuo", continua Ferraris, che si è “reinventato” riparatore di velocipedi sei anni fa dopo essere rimasto senza lavoro. "Ero responsabile di assistenza tecnica su compressori, in un’azienda", evidenzia. Ha inaugurato la sua attività con l’intento di vendere cargo bike, bici da lavoro, ma oggi la richiesta è soprattutto quella della riparazione. Super lavoro anche nelle due postazioni di Ahmed Said, bengalese, che gestisce da 5 anni una ciclofficina in Darsena.

"Lunedì - racconta - abbiamo avuto il doppio dei clienti. Più di 15, mentre nella norma ne arrivano meno di 7. Chiedono di gonfiare le ruote o di sistemare i freni e, in generale, vengono per la piccola manutenzione, perché riprendono le bici dopo due o tre mesi e le utilizzano come mezzo principale per spostarsi". Viviana, 35 anni, ieri si è presentata per sostituire un copertone rotto: "Mi hanno rubato la bici durante la quarantena, questa è quella più vecchia", spiega. Mentre Edoardo Minerva, 36 anni, pedala insieme alla sua bimba di 5 anni, familiari e amici (a distanza). "Ho fatto lubrificare la catena e gonfiare le ruote". Al pomeriggio, c’è coda fissa davanti a La stazione delle biciclette in corso Lodi. "La gente ha ripreso la bici dopo due mesi: vengono per aggiustare pezzi e gonfiare ruote – dice il titolare, Davide Maggi –. Avevo aperto due settimane fa per supportare chi aveva bisogno". Adesso, vista l’affluenza, il proprio turno si aspetta sul marciapiede. Si entra uno alla volta, indossando sempre la mascherina.  

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