Coronavirus: "In asintomatici meno starnuti e tosse, così si riduce capacità contagio"

L'epidemiologo Pregliasco: "Il buon senso e la logica ci portano a ritenere che sia proprio la manifestazione dei sintomi il pericolo intrinseco dell'epidemia"

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Milano, 9 giugno 2020 - "Gli asintomatici tendono a starnutire e tossire meno, per questo le probabilità che possano contagiare sono relativamente più basse". Queste le parole di Fabrizio Pregliasco, epidemiologo dell'Istituto Galeazzi di Milano, in merito alle dichiarazioni di Maria Van Kerkhove, epidemiologa specializzata in malattie infettive emergenti presso l'Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui il contagio da parte degli asintomatici è da considerarsi meno probabile. L'esperta del Oms ha infatti speiegato: "Abbiamo diversi rapporti di Paesi che stanno monitorando contatti molto dettagliati. Seguono casi asintomatici, i contatti continuano e finora non si trova alcuna trasmissione secondaria. E' molto raro, e in gran parte non è pubblicato nella bibliografia".

"Credo che la problematica degli asintomatici sia effettivamente emersa, ma la discrimine è proprio il fatto che la tosse o gli starnuti rendono i sintomatici ben più rischiosi da questo punto di vista" ha aggiunto Pregliasco all'Agi  precisando che il ruolo dei pazienti asintomatici è ancora da approfondire e da definire. "Il buon senso e la logica ci portano a ritenere che sia proprio la manifestazione dei sintomi il pericolo intrinseco dell'epidemia e del contagio. Se il mezzo di diffusione circola con la tosse e gli starnuti, possiamo dedurre che l'assenza di questi sintomi renda meno probabile il contagio". Per quanto concerne la situazione attuale della diffusione di Covid nel Paese, a distanza di tre mesi e mezzo dal "paziente 1" di Codogno, Pregliasco ha sottolineato: "C'è ancora una quotadi casi emergenti nella popolazione ma si tratta di una normale evoluzione della curva epidemiologica, dato che il virus è effettivamente ancora in circolo", ha concluso Pregliasco.

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