NICOLA PALMA
Cronaca

Coronavirus, il prefetto di Milano: "Avanti con i controlli, vietato rilassarsi adesso"

Nostra intervista al prefetto Renato Saccone: ci troviamo in mezzo a un altopiano costellato di lutti, dobbiamo riuscire tutti insieme a superarlo per iniziare la discesa

Emergenza Coronavirus

Milano, 4 aprile 2020 - «Siamo nel mezzo di un altopiano costellato di lutti: dobbiamo riuscire a superarlo per iniziare la discesa". Il prefetto Renato Saccone usa una metafora cruda per fotografare la situazione attuale a Milano e nel resto della Lombardia. E non potrebbe essere altrimenti: la pandemia è ancora in atto, e resta l’obbligo per tutti di continuare a rispettare le limitazioni agli spostamenti. Perché, ragiona alla scrivania del suo ufficio in corso Monforte, "la catena del contagio non la interrompono né i medici né le forze dell’ordine, bensì il distanziamento sociale". Dal 21 febbraio, Saccone sta lavorando praticamente 24 ore su 24 per affrontare l’emergenza Covid-19. Le informazioni arrivano minuto dopo minuto, e da qualche giorno, "incrociando le dita" da buon campano scaramantico, iniziano a giungerne anche di positive: nei pronto soccorso cittadini ricominciano a presentarsi persone non affette da coronarivus, dopo una sequela che pareva infinita di pazienti Covid. I controlli proseguono incessanti: solo nella giornata di mercoledì, ne sono stati effettuati quasi 18mila tra persone ed esercizi commerciali, con 380 sanzioni complessive.

Prefetto Saccone, dai controlli emerge che la quasi totalità dei milanesi sta rispettando le regole. Ora che l’incremento dei numeri su contagiati e ricoverati sembra in calo, teme che le persone possano interpretare quei dati in maniera sbagliata, pensando che il peggio sia alle spalle? "Complessivamente abbiamo effettuato più di 300mila controlli dal 9 marzo a oggi, e dalle verifiche non solo a campione, ma effettuate anche con blocchi stradali e accertamenti sui conducenti di tutte le auto in circolazione, abbiamo appurato che solo il 2% delle persone che si muovono viola le restrizioni imposte dai decreti. Tuttavia, non è certo il momento di abbassare la guardia: ho già predisposto un’intensificazione dei controlli per i prossimi giorni, in particolare per il weekend di Pasqua e Pasquetta. Ma vogliamo anche evitare che il restante 98% assuma comportamenti consentiti ma sbagliati, come ad esempio andare più volte al giorno a fare la spesa. La catena del contagio la interrompe solo il distanziamento sociale, né i medici né le forze dell’ordine. Oggi siamo in un altopiano costellato di lutti: i comportamenti di ognuno di noi sono decisivi per superare questo altopiano e smettere di contare i morti. Non possiamo consentirci nessuna rilassatezza. È pure una questione di rispetto nei confronti di chi sta continuando a lavorare: penso al personale sanitario, ai lavoratori di Atm e Amsa, alle forze dell’ordine, ai dipendenti delle aziende che producono beni per attività essenziali, alle Prefetture. A proposito di Prefetture, oggi sono più sereno perché i miei colleghi di Bergamo, Brescia e Lodi stanno bene e sono finalmente risultati negativi ai test. Siamo ancora preoccupati per altre situazioni, ma dal 21 febbraio siamo qui a lavorare senza sosta e abbiamo tutta l’energia per continuare così, ma saremo tutti più forti se avvertiamo di essere in sintonia con la nostra gente".

In questo periodo, vi state anche concentrando, con Comune e Regione, sul reperimento di strutture per la quarantena. Alcuni hanno proposto di utilizzare spazi come la caserma Montello o l’ex Cie di via Corelli: sono ipotesi praticabili? "Il progetto dell’hotel Michelangelo del Comune ( più di 300 camere a disposizione per le persone in isolamento, ndr ) si sta rivelando un modello da seguire, e pure la Regione ha strutturato un tipo di intervento riservato ai dimessi non ancora “negativizzati“. Tuttavia, la struttura non è tutto, è molto più complessa la gestione. Servono spazi adeguati per consentire alle persone di trascorrere due settimane in maniera confortevole, con tv, bagno personale e altri servizi, ma ancora di più servono gli operatori che garantiscano trasporto di pazienti, sorveglianza sanitaria, ristorazione, pulizie, assistenza e sicurezza. Da questo punto di vista, credo che né la caserma Montello, che è inagibile, né lo stabile demaniale di via Corelli, con camerate e servizi comuni, siano adatti".

In queste settimane, stanno arrivando da più quartieri segnalazioni di occupazioni abusive: com’è la situazione? "Mi piacerebbe anzitutto che tutti lasciassero le polemiche al tempo di pace. Detto questo, noi ci siamo anche su questo problema: proprio stamattina ( ieri, ndr ) ho presieduto una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica incentrata sul tema delle occupazioni abusive. A marzo ce ne sono state in totale 46 (45 Aler e una Mm) su 107 tentativi, a fronte delle 10 dello stesso periodo dello scorso anno, e in tutte le occasioni le forze dell’ordine hanno garantito l’intervento in flagranza. In sede di Comitato, abbiamo riconfermato la strategia che ci ha consentito di raggiungere in poco più di un anno un risultato senza precedenti: l’abbattimento di 600 unità del numero di appartamenti abitati da persone che non ne avevano titolo. Un risultato che abbiamo ottenuto non solo grazie agli sgomberi, ma soprattutto con le attività di riqualificazione degli stabili e con le assegnazioni celeri agli aventi diritto. Oggi abbiamo deciso di rinforzare ulteriormente i controlli del territorio nei quartieri interessati e di chiedere ai gestori, cui spetta il compito di preservare la proprietà, di adottare misure adeguate all’emergenza, compreso il ricorso alla vigilanza privata. Su due aspetti, però, voglio essere chiaro. Il primo, e penso a quelli che organizzano i raid nelle case popolari: coloro che occupano in questo momento di grave emergenza saranno i primi a essere sgomberati alla ripresa. Il secondo: le tensioni sociali si evitano solo se riusciamo a coniugare legalità e giustizia. Quindi, bisogna che i gestori seguano una regola aurea molto semplice: la migliore tutela del patrimonio è l’assegnazione della casa a chi ne ha diritto. Spero che si organizzino in questo periodo per assegnare poi più alloggi possibile. Alla ripartenza, a ogni sgombero dovrà corrispondere un numero ben più elevato di assegnazioni".

Milano è la capitale economica del Paese e negli ultimi anni è diventata città-vetrina internazionale: tornerà così? "Io sono concentrato sull’altopiano e il mio pensiero è rivolto all’obiettivo: non si possono vanificare gli sforzi fatti finora, se vogliamo ritornare a costruire futuro, che è la vera missione di Milano".

Cosa farà quando ci saremo lasciati l’emergenza alle spalle? "Incrociando le dita, se tutto andrà bene, passerò una settimana a Firenze con la famiglia riunita. A casa".