Coronavirus, Brescia ferita e in ginocchio: è un inferno

Un mese fa l’allarme (sottovalutato) dell’Ats: "Non illudiamoci, non resteremo con un solo caso". E si chiede la Zona rossa

La terapia intensiva del Poliambulanza

La terapia intensiva del Poliambulanza

Brescia, 22 marzo 2020 - Parola d’ordine: chiudere tutto. È un coro unanime quello che si leva da Brescia, dove medici, amministratori, cittadini chiedono la serrata di tutte le attività che sono rimaste fuori dal ‘lockdown’. "Le terapie intensive della Lombardia non hanno più posti. Il mio appello alle istituzioni è: chiudere tutto", dice Sergio Cattaneo, primario di cardiorianimazione degli Spedali Civili. Gli fa eco Paolo Terragnoli, primario del Pronto soccorso di Poliambulanza: "Aumentano sempre più i giovani contagiati. Bisogna stare a casa e va chiuso tutto".

Ha raccolto più di 2.000 firme in poche ore la petizione lanciata da 135 amministratori locali a Governo e Regione per bloccare tutte le attività ed autorizzare l’ospedale da campo nella zona fiera. Analogo l’appello di Bergamo. I due sindaci Emilio Del Bono e Giorgio Gori, con gli omologhi di Piacenza e Cremona hanno tenuto una call condivisa con il presidente del consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, che ha garantito che alle necessità rappresentate dalle zone critiche stanno arrivando ulteriori risposte da parte del Governo e ha confermato la sua vicinanza a tutti i cittadini. Un’esigenza, ormai, alla luce dei numeri.

Era il 24 febbraio quando arrivava la notizia del primo positivo bresciano. "Non illudiamoci di restare con solo un caso" era stato il monito del direttore generale di Ats Claudio Sileo, forse sottovalutato, visto che nel weekend dell’8 marzo piste da sci e laghi sono stati presi d’assalto. Il conto è arrivato presto. Tra l’8 ed il 15 marzo l’incremento medio di contagi è stato del 27%, +13% nell’ultima settimana. Oggi Brescia conta più di 5000 positivi. Tra le situazioni più critiche ci sono le Rsa e comunità socio sanitarie, che si stanno trasformando in lazzaretti. Da ieri sorvegliato speciale è anche il dormitorio comunale Chizzolini, dove è morto un senzatetto positivo al nuovo coronavirus; l’Ats ha disposto la quarantena per i 28 ‘ospiti’. Resterà da spiegare perché la letalità di questo virus è del 14-15%, molto più alta che altrove: che siano le Pm10, la presenza di attività ancora aperte o una maggiore aggressività del virus sarà la scienza a dirlo.

Per ora si fronteggia l’emergenza, con le strutture ospedaliere in affanno, che reggono grazie all’abnegazione del personale ed alla collaborazione tra pubblico e privato. 800 i ricoverati ieri agli Spedali Civili che, in un mese, hanno accolto 1.700 pazienti. Tanti i positivi tra gli operatori sanitari; tra i i medici in pensione tornati al lavoro per aiutare i colleghi, qualcuno è deceduto. Il comune di Brescia ha dato un giro di vite sul contenimento, chiudendo parchi, piste ciclabili, tabaccherie e ha anche ottenuto 25 militari per il controllo, che si aggiungono ai 15 già presenti, mentre i Carabinieri hanno il supporto degli elicotteristi di Orio al serio. Ma ora si attende la chiusura definitiva.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro