Emergenza Coronavirus, in quarantena dentro l’abitacolo del camion

"Sequestrato" in Ungheria, autotrasportatore è fermo davanti alla ditta in cui avrebbe dovuto prelevare un carico da portare in Italia

Catalin Iftimia, 26 anni, in quarantena davanti al "suo" tir; la pattuglia che lo sorvegli

Catalin Iftimia, 26 anni, in quarantena davanti al "suo" tir; la pattuglia che lo sorvegli

Milano, 20 marzo 2020 - «Sequestrato» in Ungheria. Costretto dalla polizia alla quarantena nell’abitacolo del suo camion. Parcheggiato a bordo strada davanti alla ditta in cui avrebbe dovuto prelevare un carico da portare in Italia. E "se mi sposto mi hanno detto che mi arrestano". Catalin Iftimia è un autista romeno di 26 anni. Lavora per la Aldieri Autotrasporti di Milano, una flotta di una ventina di camion che viaggiano in Italia e in Europa. Trasportano materiale tecnologico, ma "ultimamente stiamo consegnando anche agli ospedali, dalla Bergamasca fino allo Spallanzani di Roma dove l’altro giorno abbiamo portato un carico di lettini", le parole di Cristian Aldieri, titolare della ditta milanese. Non sa come riportare a casa il suo autista. Nemmeno Catalin sa cosa fare: "Per ora ho capito solo che arriveranno a farmi il tampone, ma non so quando. Mi hanno preso i documenti del camion, i miei. Non posso muovermi". Catalin è fermo a Szombathely, la città più antica dell’Ungheria, una decina di chilometri oltre il confine con l’Austria. "Sono entrato in Ungheria alle 2 dopo aver fatto una coda di quasi 55 chilometri – racconta Catalin -. Hanno provato a tutti la febbre, hanno verificato i documenti del mezzo, la bolla per il carico e mi hanno fatto passare tranquillamente".

Il tempo di raggiungere nel cuore della notte l’azienda dove il pomeriggio seguente avrebbe dovuto effettuare il carico di materiale elettrico, e "appena arrivato ho parcheggiato il camion e mi sono messo a dormire". Al risveglio ieri mattina, si è trovato una pattuglia della polizia ferma davanti al camion. "Mi hanno chiesto i documenti, ho cercato di spiegargli che ero appena arrivato, che mi avevano controllato, ma non c’è stato verso – continua Catalin -. Hanno sequestrato il libretto del camion e pure il mezzo, dicendomi che per questioni sanitarie avrei dovuto fare la quarantena prima di poter circolare liberamente".

L’ordine è stato chiaro: "Devo restare qui fermo sulla strada, dentro l’abitacolo, per 14 giorni. Ma non ho neanche un bagno. Un ragazzo della ditta dove sarei dovuto andare mi ha detto che potevo mettermi nel loro piazzale interno e utilizzare i loro servizi, ma la polizia è stata chiara. Non posso muovermi altrimenti mi arrestano". Catalin assicura di non essere preoccupato. "Ho subito chiamato il mio capo per spiegargli la situazione e cercare di trovare una soluzione, e anche la mia famiglia per dirgli che sto bene". La voce di Catalin non tradisce emozioni: "Posso solo aspettare, mica voglio finire in carcere. Ma le scorte di cibo e acqua erano quelle per il viaggio". Non per due settimane di quarantena in mezzo alla strada. mail : marco.galvani@ilgiorno.net  

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