Contro il "graffitismo vandalico" un Manifesto anche per educare

Nella capitale italiana dei writer, anni fa erano oltre 24 mila gli edifici imbrattati, 100 milioni di euro i danni. Ora Assoedilizia e Comitati promotori lanciano una campagna di sensibilizzazione verso il degrado

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Quando, anni fa, Assoedilizia provò a stimare i danni dei graffiti in Lombardia, la cifra toccava i 305 milioni di euro. Molti dei quali riguardanti la sola città di Milano, non a caso considerata capitale italiana dei graffiti. Lo confermavano, ancora una volta, i numeri: 24mila gli edifici imbrattati; pari a 100 milioni di euro i danni quantificati. Il fenomeno è tutt’altro che in regressione. "E dietro c’è un problema culturale, di carenza di educazione, prima ancora che di mancanza di repressione: questa d’altronde può rivelarsi efficace solo se supportata da altre azioni", sottolineano Salvatore Crapanzano e Fabiola Minoletti, presidente e vicepresidente del Coordinamento Comitati Milanesi e promotori, insieme ad Assoedilizia, di un Manifesto contro graffitismo vandalico e degrado. Un documento programmatico frutto del lavoro condiviso com molte altre istituzioni, dall’Avvocatura del Comune alla Polizia locale, dalle aziende di trasporto pubblico Atm e Trenord alla Procura di Milano.

"Non è solo un problema di Tag sui muri dei palazzi - osserva Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, da anni in prima linea nel contrasto al fenomeno - ma di vetrine rovinate, di danni ai vagoni dei treni e alle carrozze del metrò. Una vera aggressione, decisa con incosciente superficialità o, peggio, per il gusto di imbrattare". Inutile cercare alibi: "Aveva ragione l’allora sindaco di Milano Letizia Moratti quando affermava che, prima di decidere se si tratti di arte o non arte, occorre vedere se si tratti di atti leciti o meno". Di qui il fine del Manifesto. Uno schema di lavoro per cercare di riattivare sinergie e collaborazioni un tempo efficaci ma poi indebolite dal trascorrere del tempo e dal sopraggiungere di altre priorità. "Da quarant’anni a questa parte - continua Colombo Clerici - si è cercato di interpretare in modo diverso il fenomeno dei graffitari. A seconda delle amministrazioni comunali e dell’orientamento della giurisprudenza. Da quando l’interesse si è allentato il problema si è aggravato. E non poteva essere altrimenti visto che un muro sporco è quasi un invito a infierire. Quindi è anche un problema di attenzione da parte dei cittadini". Un convegno nella sede di Assoedilizia, tre mesi fa, ha segnato una prima chiamata a raccolta delle forze vive della città. Comitati, associazioni e istituzioni. Il Manifesto appena varato, anche sulla scorta di quel confronto, dovrebbe ora tracciare la strada per affrontare concretamente il tema.

"Prendere atto che serve pulire con continuità, anche per evitare l’aggiunta di altri graffiti, e studiare cosa hanno fatto gli altri Paesi nel mondo e quali risultati hanno avuto" è il primo punto. "Facilitare gli interventi di rimozione delle scritte vandaliche, sensibilizzando e incentivando i proprietari degli immobili a pulire le proprie facciate, gli esercenti commerciali a pulire le proprie serrande" è il secondo. Ma il documento chiede soprattutto di "sviluppare programmi di sensibilizzazione, educazione e informazione nelle scuole sulle motivazioni e sulle implicazioni del graffitismo, per sensibilizzare genitori e educatori". E invoca infine un’attività di deterrenza, potenziando indagini accurate, per "raccogliere elementi probatori utili in sede processuale" e creare una banca dati nazionale dei writer presi in flagranza di reato. "Improntare queste azioni a finalità pedagogiche e sociali e non meramente repressive o punitive è la priorità di quest’iniziativa", precisa ancora Crapanzano. "Le possibilità di successo sono legate alla capacità che tutte le forze coinvolte dimostreranno nel fare squadra. Anni fa c’erano riuscite. Basterebbe ripartire da lì".

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