GIULIA BONEZZI
Cronaca

Commissione d’inchiesta sul Covid Due relazioni opposte e troppi “no”

Conclusi i lavori, cade il segreto sull’iniziativa del Pirellone sulla prima fase della pandemia in Lombardia. Il presidente Girelli: "Verbali del Cts regionale negati, l’ex premier Conte non ha neanche risposto all’invito"

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di Giulia Bonezzi

Ieri è caduto il segreto sugli atti della commissione regionale d’inchiesta del Pirellone sulla prima e più tragica fase della pandemia da Covid-19 in Lombardia. Diciassette mesi di lavori, 66 persone ascoltate in 40 sedute, le ultime quest’anno per tirare le somme su quattro relazioni, solo due votate e solo una approvata, quella di maggioranza che conclude che la Regione abbia "operato instancabilmente e con ogni mezzo", e "si è consapevoli che tali sforzi, specialmente nei primissimi giorni, potevano non essere perfettamente adeguati a un’emergenza sconosciuta, inaspettata e su cui non era pervenuta alcuna informazione dal livello di governo statale", il che "ha causato un grave ritardo nell’attivazione della macchina operativa". L’altra relazione, di minoranza, è firmata dai commissari del Pd, dei 5 Stelle, civici e radicali, e contesta la "teoria dello tsunami" che s’è abbattuto sulla Lombardia; formula accuse di "sottovalutazione" del virus da parte di "attori politici e socio economici", riconoscendo "difficoltà di valutazione" "innanzitutto" all’Oms, e a scendere ai "governi nazionali, regionali e molte articolazioni politiche della gestione sanitaria", ma le concentra poi sull’amministrazione lombarda per l’"ingerenza della politica" che avrebbe "inquinato le valutazioni dei tecnici" e le "disfunzioni del sistema" che avrebbero "minato la capacità della Lombardia di reagire".

Saranno sottoposte all’aula del Pirellone martedì 12 aprile, insieme a due ordini del giorno di consiglieri che hanno comunque condiviso la relazione di minoranza: il pentastellato Marco Fumagalli aggiunge, tra l’altro, riflessioni sui "limiti" del Titolo V della Costituzione che affida la gestione della sanità alle Regioni; Michele Usuelli di +Europa vuole invece "ribadire che le responsabilità su alcune scelte sbagliate non sono solo della pessima Giunta Fontana ma anche dell’esecutivo dell’epoca, guidato da Giuseppe Conte".

Quella del Pirellone è la prima commissione d’inchiesta sul Covid a portare a termine i lavori, rimarcano il presidente Gianni Girelli, del Pd, il vice Mauro Piazza (entrato in carica quando era in FI, poi è passato alla Lega) e il segretario Marco Mariani (Lega). Girelli sottolinea lo sforzo di condurla "con imparzialità" (tradotto, contenendo lo scaricabarile tra il centrodestra che governa in Regione e i giallorossi che governavano a Roma), "nella speranza di consegnare una riflessione su come cambiare ed essere diversamente preparati a eventuali emergenze", pur con "i limiti dell’occuparsi di qualcosa che è ancora in corso restando nel “recinto“ della prima fase emergenziale". E anche i limiti dell’essere commissione consiliare e non parlamentare, che può dunque solo chiedere, e non pretendere, convocazioni e documenti. Colpisce, tra centinaia di pagine pubblicate ieri (www.lombardiaquotidiano.com) con le audizioni solo per riassunto (Usuelli chiede di divulgare i verbali completi, almeno dei politici), l’elenco di ciò che non è stato consegnato, come i verbali del Cts regionale, o i report di 9 Asst sulla loro dotazione di dispositivi di protezione nella prima metà del 2020.

E anche l’elenco, non ancora nero su bianco ma anticipato in parte in conferenza stampa, di chi non è andato, come il ministro allora e ora della Salute Roberto Speranza, che a luglio 2021 ha mandato il segretario generale in carica solo da due mesi (nel 2020 era al Ministero ma si occupava di ricerca e innovazione in sanità); di chi non è tornato ("l’impossibilità di un secondo passaggio" del governatore Attilio Fontana, ascoltato a maggio 2021), di chi ha detto sì ma poi se l’è rimangiato (l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri), di chi "non ha nemmeno risposto all’invito", ed è l’ex premier Conte (mentre l’ex ministro degli Affari regionali Francesco Boccia è stato ascoltato l’estate scorsa). Girelli è netto anche sui leaks trapelati dalle sedute: annuncia "un esposto alla magistratura, dopo averlo condiviso col presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi: è un dovere far presente la violazione del segreto d’ufficio. Si poteva non condividere, ma esiste un regolamento che poteva essere derogato solo con un voto in commissione, e la regola deve valere per tutti".

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