"Colori e design: così rinnovo l’arte funebre"

Davi Frigerio, 34 anni, gestisce il laboratorio fondato dal bisnonno a Bruzzano oltre cent’anni fa. "La tomba deve consolare, non far soffrire"

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di Marianna Vazzana

"Mi piace trasformare la materia. Toccarla, guardarla. Noi siamo fatti di carne e ossa: non può essere tutto digitale. Immateriale". Una riflessione che fa effetto, detta da un trentaquattrenne. Soprattutto, da un giovane che con “l’immateriale“ fa i conti tutti i giorni, perché Davi Frigerio affianca il papà Dante nell’attività di famiglia: “Frigerio 1921 - Arte funeraria e servizi funebri“. Vuol dire avere a che fare con la morte, con l’indefinito, ma anche lasciare traccia con lapidi, piccoli monumenti e cappelle che restano immutati per decenni. Dare forma al sentimento, al ricordo. "E ci sono infiniti modi di farlo". Ogni giorno si cimenta in un’impresa diversa nel laboratorio di famiglia fondato dal bisnonno Angelo 101 anni fa in via Giuditta Pasta 132, a pochi passi dal cimitero di Bruzzano, circondato dal verde del parco Nord. Ha imparato i trucchi del mestiere dal papà, e sperimenta. "Voglio “svecchiare“ l’arte funebre".

Come? Portando colore, innanzitutto. "Una volta c’era solo nero e grigio. Adesso non è raro vedere marmo e granito rossi o blu. Ma si può fare di più: una cliente desiderava un giglio decorativo e ne ho creati diversi modelli, tutti colorati, dipinti sulla lapide. Una tomba deve portare consolazione, non aumentare la sofferenza". Si ispira anche alle immagini che vede on line, sui siti e sui social. "Mi è capitato pure di chiedere consigli a mia sorella, art director, e a una mia amica tatuatrice". Tra le sue sperimentazioni su pietra, anche i loghi e i simboli delle squadre di calcio ("sono interista e mi è toccato realizzare per gli amici “non superstiziosi“ anche quelli di Milan e Juve... Quella è stata una sofferenza", scherza). "Amo il mio lavoro: artigianale, creativo, tecnologico e manuale nello stesso tempo. Abbiamo una nuova macchina per le incisioni sulla quale possiamo contare e che ci risparmia molte fatiche. Ma è meraviglioso sporcarsi le mani, tagliare, levigare, dipingere e lucidare a mano. Tornare a casa con i vestiti pieni di polvere". Alla base c’è sempre la richiesta dei clienti. "La maggior parte arriva con in testa un’idea classica, oppure vorrebbe qualcosa di innovativo ma non sa cosa. E quindi ne parliamo, ci ragioniamo, creiamo un modello insieme". Tra i monumenti più particolari che ha creato, "un albero dal quale pendevano le foto del defunto in diverse età della vita" e "un cassettino sulla tomba, per infilare messaggi destinati al proprio caro". Richieste arrivano da più quartieri della città ma anche da altri luoghi.

"Ci è capitato di occuparci pure del trasporto di salme dalla Turchia e dal Brasile". L’arte funeraria può essere anche “da salotto“. Può far sbocciare pezzi di design per arredare le case e non le tombe. Insieme, padre e figlio hanno realizzato una particolare chaise longue, "che sembra pesante ma in realtà si sposta con una sola mano", sottolinea Davi, tavolini in marmo con incisi i versi della Divina Commedia o del De Bello Gallico, una lampada. "Le idee non mancano", conclude il trentaquattrenne, che fino a 10 anni fa non immaginava avrebbe raccolto il testimone dell’attività di famiglia inaugurando la quarta generazione di “Frigerio 1921“: "Prima ho studiato giurisprudenza, poi mi sono dedicato alla creazione di birre artigianali. Progetti tutti naufragati. Ora ho capito che il mio posto è qui".

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