Cologno Monzese, l'ex sindaco Rocchi: troppe personalità ambigue

L'ex primo cittadino: "I cittadini mi chiedono di ricandidarmi, ma se il prescelto sarà un altro lo appoggerò"

Angelo Rocchi alla scrivania

Angelo Rocchi alla scrivania

Cologno Monzese (Milano) - Dopo tre settimane Angelo Rocchi rompe il silenzio e parla a ruota libera: le delusioni, gli errori, i nodi che hanno portato al commissariamento dopo 20 mesi.

Si ricandiderà? "Ricevo centinaia di messaggi ogni giorno da colognesi che me lo chiedono. Mi prendo 2 mesi per pensare. Di certo, a me non mi tolgono dai piedi: se il prescelto sarà un altro, mi schiererò con lui".

Gira una foto di un aperitivo con gli ex dissidenti e i suoi fedelissimi: è la nuova coalizione? "È stata strumentalizzata. C’era gente che non vedevo da mesi ed è passata a salutare. Io faccio foto con tutti, anche al mercato".

Perché è caduto? "Siamo sinceri: siamo partiti male, senza componente politica e con Fratelli d’Italia attraversata da dinamiche complesse, con consiglieri che non facevano parte del partito e non rispondevano ai coordinatori con cui si erano stretti accordi. Per mesi FdI è rimasta fuori dalla Giunta e i veleni sono cresciuti. Poi sono venute fuori personalità ambigue: Salvatore Lo Verso (FdI, ndr) e Dania Perego (Lega, ndr), assetata di potere, hanno polarizzato il clima".

Lo Verso ha ricevuto un avviso di garanzia: era a conoscenza dei problemi in comando? "La vicenda giudiziaria mi preoccupa e indigna, ma aspetto che la magistratura faccia chiarezza. Sapevo di subbugli sindacali: c’era stata un’intromissione da parte sua, forse per ingenuità. A un certo punto avevo pensato di rimuovere lui e Perego, ma l’operazione non è andata in porto. Se avessi rimosso solo lui, non avrei più avuto i numeri in aula e ultimamente era collaborativo. Col senno di poi forse avrei dovuto azzerare tutta la Giunta".

Come ha lavorato Perego? "Bene. Ma per sé, non per la coalizione. È stata una forte delusione. Altri hanno rimesso le deleghe per riuscire a trovare un equilibrio politico".

Perché ridimensionare un assessore del suo partito, che lavora bene e ha rinunciato al ruolo di vicesindaco? "L’ultima proposta la confermava all’istruzione, con biblioteca, pari opportunità e lavoro: non le avrei tolto visibilità. Le avevo chiesto aiuto ai cimiteri e all’anagrafe, dove ci sono problemi. Volevo introdurre la rotazione di deleghe. Ha sempre parlato di cambiamento e non si è rimessa in gioco. Io non sono caduto per posizioni diverse su progetti, ma per poltrone e interessi esterni".

Quali? "C’è sempre stata la volontà di usare Cologno come bancomat di preferenze, perché è risaputo che qui certe famiglie con una vecchia storia politica riescono a indirizzare pacchetti di voti. La città per me non doveva diventare terra di conquista e questo mi ha stritolato".

Perché è più deluso dalla Lega che ha fatto saltare l’ultimo consiglio sul bilancio e non da chi si è assentato otto volte? "Le partite si vincono pure al 90’. I vertici avevano dato indicazione di votare, alcuni non lo hanno fatto. Vedremo se ci saranno provvedimenti. La seduta era regolare: il commissario non si era insediato e avevamo l’accordo con la Prefettura per convocare l’aula".

 

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