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Milano, 24 febbraio 2017 - Non c'è pace per la Città della Salute e della Ricerca di Sesto San Giovanni. Il Consiglio di Stato ha annullato il provvedimento di aggiudicazione definitiva dell’appalto da 450 milioni di euro alla cordata guidata dalla Società Italiana per Condotte d’Acqua spa. I giudici di Palazzo Spada hanno ribaltato il verdetto di primo grado emesso dal Tar nel giugno 2016, accogliendo il ricorso presentato dai secondi classificati di Salini Impregilo e sostenendo in sostanza che l’iter è stato viziato dalla mancata esclusione della Maltauro; ricorso accolto parzialmente, va precisato, perché il colosso dell’ingegneria aveva chiesto pure (senza ottenerla) «l’immediata aggiudicazione della gara». Una sentenza tutta da interpretare. Intricata come la vicenda della Città della Salute, che unirà nelle aree ex Falck l’Istituto nazionale dei tumori e il Besta. Ripercorriamone le tappe. Nel luglio del 2013 viene lanciato il bando internazionale per assegnare i lavori. Nel maggio 2014, però, scoppia l’inchiesta sulla «cupola degli appalti», che investe i vertici della stazione appaltante Infrastrutture Lombarde (e in particolare l’allora plenipotenziario Antonio Rognoni): nelle mire di Gianstefano Frigerio e compagnia, secondo le accuse, era finito pure il progetto della Città della Salute. L’obiettivo della cricca: dirottarlo verso il raggruppamento d’imprese capitanato dalla Maltauro spa. Il piano fallisce perché i pm fanno scattare le manette. La gara non si ferma, però.
La nuova commissione si ritrova a esaminare le 7 buste con le offerte, rimaste sigillate per mesi. C’è anche la Maltauro, commissariata per le Vie d’acqua di Expo, a completare un lotto di pretendenti che annovera pure Mantovani (società coinvolta nell’indagine sul Mose), Pizzarotti, Consorzio cooperative costruzioni, Consorzio Stabile Sis, Società Italiana per Condotte d’Acqua e Salini-Impregilo. E sono proprio questi ultimi due giganti delle grandi opere a contendersi il successo: alla fine, la spunta la Società Italiana per Condotte d’Acqua, superando il diretto avversario per 0,53 punti percentuali. Salini non ci sta e fa ricorso. In primo grado perde, in secondo vince. Ecco cos’ha deciso il Consiglio di Stato: «È fondata la censura con la quale l’appellante principale lamenta l’illegittima partecipazione alla procedura di altro soggetto (Maltauro, ndr), la cui esclusione inciderebbe sul risultato del confronto a coppie, rendendo la sua offerta la migliore». La tesi di Salini: lo stop a Maltauro farebbe scattare «il ricalcolo del risultato del confronto a coppie»; e tale operazione «comporterebbe una diversa articolazione dei punteggi spettanti all’aggiudicataria e all’appellante, con l’attribuzione a quest’ultima del miglior punteggio». I giudici non sono però entrati ulteriormente nel merito della questione (non possono farlo secondo il codice del processo amministrativo), rimandando la palla nel campo della Regione.
«Mi preme sottolineare – fa sapere il dg di Ilspa Guido Bonomelli – che questa sentenza non mette in alcun modo in discussione la scelta progettuale della Città della Salute né la procedura che ha gestito Infrastrutture Lombarde: si tratta di verificare solo se la sentenza modifica o meno l’aggiudicatario della gara (decisamente sì, a leggere il verdetto, ndr). Lo faremo in tempi rapidi, dopodiché la procedura potrà riprendere». Aggiunge il sindaco di Sesto Monica Chittò: «Ho sentito il presidente Maroni: mi ha assicurato che il progetto non è in discussione e nemmeno la gara, che non è stata annullata; eventualmente sarà da riaggiudicare, ma il tutto avverrà in pochissimo tempo». I tempi: «Già la prossima settimana Infrastrutture Lombarde andrà in Giunta regionale per definire la questione, alla luce della sentenza».