Ciclabili, serve una rete per unire le periferie

Fuori dal centro le piste sono isolate e poco connesse. L’architetto Dondè: "Sfruttiamo circonvallazioni e grandi viali"

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di Gianluca Brambillae Chiara Zennaro

"Quello che manca davvero a Milano è una rete ciclabile dalle periferie al centro che sia connessa, senza interruzioni, riconosciuta dal Comune e riconoscibile dai ciclisti". A parlare è Matteo Dondé, architetto ed esperto in pianificazione della mobilità ciclistica. Guardando la mappa delle piste ciclabili presenti in città, il colpo d’occhio è piuttosto eloquente. Le zone più centrali godono di collegamenti per raggiungere con facilità luoghi di lavoro e scuole. Quando si esce dalla circonvallazione interna, però, le piste ciclabili cominciano ad assomigliare a tanti piccoli segmenti isolati l’uno dall’altro.

Che le cose stiano cambiando è innegabile. Negli ultimi anni, Milano ha investito molte energie per promuovere l’uso delle biciclette. Ciò che ancora manca, però, è una rete strutturata, che permetta di collegare i tratti di ciclabili che finiscono nel nulla. "È fondamentale realizzare un raccordo – conferma Lucia Robatto, presidente di Genitori Antismog –. Anche un segmento ciclabile molto bello deve avere una lunga percorrenza, altrimenti perde la sua utilità". Eppure la rete stradale di Milano sarebbe perfetta per la realizzazione di ciclabili: "Per collegare meglio la città basterebbe realizzare piste ciclabili sfruttando le circonvallazioni e i lunghi assi viari che collegano centro e periferia", insiste Dondè.

Progetti virtuosi ce ne sono stati. E altri ancora sono previsti dal Pums, Il Piano urbano della mobilità sostenibile. Un esempio è il nuovo e lunghissimo percorso ciclabile che mette in collegamento San Babila e Sesto Marelli, passando per la contestatissima pista di corso Buenos Aires. Di progetti come questo, però, ad oggi ce ne sono ancora troppo pochi. "Spesso i cittadini sono più avanti delle istituzioni sulle questioni di viabilità", si sfoga Federico Del Prete, presidente di Legambici, la sezione di Legambiente dedicata ai percorsi ciclabili. E non è un caso che uno dei percorsi periferici più apprezzati dai milanesi sia AbbracciaMi, un percorso nato dal basso che corre tutto attorno alla città di Milano e che a breve disporrà anche di una propria segnaletica. Un altro progetto nato dalla spinta dei cittadini è la ciclabile sul ponte della Ghisolfa. In quel caso, però, i lavori non sono mai cominciati. "La nostra proposta ha vinto il Bilancio partecipativo del 201718. Ad oggi, però, è tutto fermo a causa di un problema tecnico legato ai cavi del filobus 9091 – racconta Silvia Di Stefano, proponente del progetto –. Credo che se ci fosse davvero la volontà politica, la pista si potrebbe realizzare. E invece poco prima delle elezioni il Comune ha sospeso il progetto".

Certo, sulla mobilità ciclistica abbiamo ancora molto da imparare. "Milano ha un ritardo di 30 anni rispetto a molte città europee. La sensibilità verso le bici è iniziata soltanto cinque anni fa", svela Guia Biscaro, presidente di Fiab Milano Ciclobby. Gli ostacoli sono parecchi, a partire dalla sicurezza dei ciclisti. Una soluzione potrebbe essere quella di creare le “zone 30“, abbassando il limite di velocità delle automobili. Un approccio già ampiamente adottato in Europa e che a Milano ha iniziato a diffondersi recentemente. "L’idea è questa: riducendo la velocità delle auto e aumentando la sicurezza dei ciclisti, realizzare una pista ciclabile diventa quasi superfluo", sostiene Robatto. Insomma, che si tratti di costruire ciclabili sui grandi viali oppure ridurre le auto in circolazione, la strada da percorrere è ancora lunga. Non resta che pedalare.

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