di Marianna Vazzana Da una parte "una giungla", dall’altra una striscia disegnata sull’asfalto che spunta a sorpresa dopo una curva. Per raggiungere Milano da Segrate in bicicletta, quel bivio è un passaggio obbligato. "Pericolosissimo", denuncia Oscar Capelli, quarantottenne architetto libero professionista residente a Segrate che tutte le mattine inforca la sua bici e pedala fino al suo studio milanese in viale Dei Mille. Accanto a lui c’è sempre il figlio Riccardo, di 14 anni, che in sella alla dueruote si dirige verso la scuola, il liceo scientifico della Fondazione Sacro Cuore in via Rombon. Tutto liscio nei tratti coperti dalla pista ciclabile, "quasi l’intero percorso", spiega il signor Capelli, ma c’è un pezzetto che fa sudare freddo. "Appena 38 metri, misurati a occhio e croce. Ma ogni volta il cuore batte a mille". Il punto in questione è in via Caduti di Marcinelle, appena dopo la rotonda svoltando da via Piaggio. Milano o Segrate? Quella lingua di terra è sul confine ed è ancora mistero su quale Comune debba intervenire. Il corridoio ciclabile "protetto", staccato dalla strada, si interrompe proprio dopo la rotonda. E chi pedala ha davanti una scelta: o proseguire sulla ciclabile disegnata sull’asfalto, che però costringe a immettersi in carreggiata in un punto in cui la visibilità è scarsa, dopo una curva, col rischio di venire agganciati o travolti dai mezzi motorizzati ("ho soccorso una donna in bici, presa in pieno da una moto. Per fortuna non si è ferita gravemente", fa sapere Capelli), oppure addentrarsi in mezzo a cespugli e sterpaglie alte dove è spuntato un sentierino fai-da-te, a furia di passarci con le bici. "Ma quando piove è impraticabile". Il peggio è al ritorno, "al buio, quando la visibilità è ridotta. Non siamo solo io e mio figlio a percorrere questo tratto: è molto utilizzato da ...
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