
di Nicola Palma e Marianna Vazzana
"C’era anche lui in macchina, ma sono uscito io, io ci metto due secondi, cioè è il mio lavoro fra’, cioè siamo uguali io e te Roby, è il nostro lavoro...". Basta questa frase, pronunciata dall’ex campione di poker Manuel Sanfilippo durante una conversazione intercettata col "socio" Roberto Sposito, per capire quanto fosse organizzata la banda che rubava a getto continuo le batterie degli scooter elettrici in sharing Cityscoot. Un’escalation di colpi – dai 17 del 2019 ai 529 dei biennio 2020-21 – che ha addirittura messo a rischio l’esistenza stessa della società che gestisce la flotta di motorini con livrea biancazzurra: i raid hanno provocato all’azienda un danno economico stimato in circa 650mila euro, esclusi i costi sostenuti per spese legali, investigazioni private e installazione di sistemi di geolocalizzazione satellitare. A valle di una lunga e meticolosa indagine, all’alba di ieri gli agenti della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Vittorio La Torre, hanno chiuso il cerchio, arrestando i 12 componenti dell’associazione a delinquere e perquisendo le abitazioni di altri 7 indagati non destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Stefania Donadeo su richiesta dell’aggiunto Laura Pedio e del pm Antonio Cristillo. L’inchiesta scatta il 25 febbraio 2021, quando il rappresentante legale di Cityscoot si presenta in Procura per segnalare l’inarrestabile serie di furti subìti. Agli investigatori, il manager spiega che gli scooter sono alimentati da due batterie, una delle quali (la EP), del valore di mille euro, non è reperibile sul mercato perché progettata e prodotta in esclusiva per Cityscoot. Tuttavia, ed è qui il business che attrae i ladri, i pacchi-batteria, che contengono ognuno 10 celle di ioni al litio, sono "ricellabili", cioè possono essere sostituiti mantenendo intatti l’involucro esterno e le componenti elettroniche. Di più: le celle singole possono essere utilizzate per riparare o alimentare altri prodotti come monopattini, bici elettriche e sigarette elettroniche. Detto altrimenti: una volta rubate, smembrate e rigenerate, hanno mille utilizzi possibili.
Pian piano, i poliziotti della sezione "Criminalità straniera" ricostruiscono l’intero organigramma del gruppo: si va dai presunti capi Sposito, Sanfilippo ed Emanuele Mareschi agli operativi come i fratelli Alessio e Serena Pagana, fino agli acquirenti finali sparsi per l’Italia (a Cerignola la Red Spider 2.0 di Ciro Coscia, a Rovigo Michele Ferrari, a Benevento Mirco Parente, in Brianza Fabio Ciccone, a Livorno Valter Rocchi e in viale Monza Ionut Dorinel Lazar). I riflettori della Mobile si accendono inizialmente su Sposito, arrestato in flagranza il 14 agosto 2020. Dall’analisi dei profili social del trentatreenne di Cesano Boscone, gli investigatori risalgono ad alcune pagine web che pubblicizzano attività di "rigenerazione di pacchi batteria", con tanto di foto delle celle rubate a Cityscoot. Finito in manette, Sposito si mette subito all’opera per assoldare altri ladri, usando come tramite Sanfilippo (a sua volta preso il 18 marzo 2021). Il gruppo ha bisogno pure di un luogo dove stoccare le batterie rubate, in attesa di metterne insieme il numero che di volta in volta è stato ordinato (al prezzo di 100 euro l’una): il posto giusto è nelle cantine delle Case bianche Aler di viale Testi. I blitz si ripetono con una frequenza impressionante (per soddisfare le pressanti e incessanti richieste del mercato illegale) e si concentrano soprattutto nelle periferie ovest (tra San Siro, Bande Nere e Baggio) e nord (tra Niguarda e Bicocca), senza disdegnare le scorribande in quartieri più centrali. Nel corso dell’indagine, i segugi della Mobile entrano più volte in azione, fermando in diversi interventi quasi tutti i componenti della gang.
Anche Cityscoot fa la sua parte per contrastare un fenomeno che nella sua punta massima arriva a contare 14 furti in una notte. "La pacchia è 99% finita", certifica Ciccone il 6 maggio 2021, concentrandosi con Ferrari sui gps installati nei contenitori delle batterie. Il gruppo non si ferma. Anzi, pare pronto a cambiare obiettivo, puntando agli scooter rossi di Acciona: bastano un grosso cacciavite e un piede di porco, assicura Sanfilippo, per tirar fuori il "trolley" con la batteria. Un piano che però non verrà mai messo in atto. Di più: qualcuno, leggi Coscia, è così spavaldo e sicuro di farla franca da proporre una collaborazione a Cityscoot, nonostante su Facebook continui a postare immagini di batterie rubate alla stessa società con cui vuole fare affari. In alcune occasioni, i poliziotti, d’intesa con i magistrati, effettuano anche consegne controllate: intercettano una spedizione diretta a Sud (scoprendo che spesso Sposito e compagnia usano nomi di morti), controllano il contenuto dei colli affidati a inconsapevoli corrieri e poi ne seguono passo passo il viaggio, così da avere la prova granitica del legame tra mittenti e destinatari. "Ringraziamo la polizia per questa operazione. L’azienda – commentano da Cityscoot – ha subìto danni per oltre due milioni di euro considerando quelli di immagine, le spese legali, i gps installati sulle batterie non solo. Ora, non abbassiamo la guardia".