'Una speranza per la Tanzania', a Milano charity dinner con chef stellate

I fondi saranno destinati ai progetti di WeWorld Onlus in difesa delle donne e dei bambini, in collaborazione con Food & Life Onlus

We World Tanzania

We World Tanzania

Milano, 4 novembre 2016 - Le donne, i bambini e i loro diritti sono al centro della settima edizione del Charity Gala di food&life, spin-off no profit di F&De Group, sabato 5 novembre alle 20.30 presso lo Starhotels Rosa Grand (Piazza Fontana 3, Milano). Firmata da due delle più stimate chef stellate, Viviana Varese e Sandra Ciciriello di Alice Ristorante Milano, il Charity Gala food&life sostiene “Una Speranza per la Tanzania”,  progetto WeWorld che, oltre a interventi dedicati alla sensibilizzazione su HIV/AIDS e salute riproduttiva, su nutrizione, istruzione  e diritti dei bambini, promuove processi di sviluppo a sostegno delle donne, aiutandole ad uscire da situazioni di violenza domestica ed abusi. 

La serata  del 5 novembre,  come tutte le iniziative di food&life,  è 100% charity. Dalla location alle chef, dalle materie prime alla comunicazione, tutti i servizi offerti sono a titolo gratuito e tutti i fondi raccolti con “Una speranza per la Tanzania” sono interamente destinati ai progetti di WeWorld nel Paese. Oltre alla cena stellata, la raccolta di fondi prevede anche un’asta benefica, battuta da Francesca Senette, grazie alla collaborazione di Trudi, Roberta Balsamo Bag, Missoni, Chanel, La Stupenderia, Glauco Cavaciuti Art Gallery, Boscareto Resort 5 Stelle, Bauli, Pasqua Vini, Allegrini, San Paolo Montalcino Vino, Poggio al Tesoro, Antinori, Volpe Pasini, Bea Legami Preziosi, Jeunesse, Aveda, Csaba Della Zorza (Book), T’a Alemagna, Crystal Couture Milano, Elite Jewels. Il costo è di 100 euro e si può prenotare contattando food&life: 02.76317984, amministrazione@foodelife.it.

Francesca Senette, testimonial e ambassador WeWorld  ha commentato: “In Tanzania, come in altri molti paesi in via di sviluppo, colpisce la profonda e apparentemente incolmabile differenza tra uomini e donne, tra bambini e bambine. Avere una figlia femmina in questo paese è considerata una disgrazia, e le famiglie non mancano di sottolineare questa sfortuna con riti che ne circoscrivono la vita all’interno delle mura domestiche". E ha continuato: "Sono le donne, le mamme  che devono prendere consapevolezza che un’altra vita sia possibile. Per cambiare davvero le cose c’è bisogno di lavorare sui diritti e sulla cultura. E se i padri, per primi, non cominciano a  pensare “a mia figlia questo mai”  non potrà esserci cambiamento possibile".

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