di Andrea Gianni Maged ha disegnato una mappa che da piazzale Loreto si dirama lungo il tracciato della linea rossa della metropolitana, da Porta Venezia a Turro. La città di Mamadou, invece, prende forma attorno alla stazione Garibaldi, lungo le strade della movida che ogni giorno percorre per consegnare cibo a domicilio. Mappe disegnate da due dei cento rider milanesi protagonisti della tesi di laurea magistrale in Architettura e Disegno urbano di Cinzia Nicolais e Andrea Arzenton, con relatrice la docente del Politecnico Nausicaa Pezzoni. Un corposo lavoro iniziato durante il primo lockdown, quando le strade svuotate dalla pandemia erano popolate solo da fattorini in bicicletta, prima di allora "invisibili". I tesisti hanno contattato cento rider e hanno chiesto loro di rappresentare sulla carta la propria immagine della città, leggendola con gli occhi di chi - per il 90% straniero - ha come luogo di lavoro le sue strade. Il risultato è una Milano fatta di traiettorie che collegano nodi: punti "abbandonati dai milanesi e usati dai rider come luoghi di ritrovo, anche per mangiare e pregare", aree davanti a centri commerciali e fast food popolate dai ciclofattorini in attesa delle consegne, stazioni che diventano varchi per chi dall’hinterland si reca ogni giorno a Milano per lavorare con la bicicletta. Piazza Duca d’Aosta e la stazione di Porta Genova, il piazzale del Cimitero Monumentale, piazza Duomo e Sant’Eustorgio; cluster di ristoranti in piazzale Segrino, piazza Argentina, via Sarpi e corso Como, Citylife e piazza XXIV Maggio; catene di fast food in piazza Buozzi, piazzale Loreto, piazza Oberdan. Dalla geografia emersa dai disegni dei rider (in mostra a Isolacasateatro in via Dal Verme) è nato un progetto per favorire condizioni di lavoro dignitose e un’interlocuzione con il Comune, il Municipio 9, la Cgil e i rappresentanti sindacali dei fattorini. "Il progetto prevede ...
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