Cassano d’Adda (Milano) – La domenica di festa finisce in tragedia, ieri l’Adda si è portato via un’altra vita. Un 24enne di origini egiziane è annegato a Cassano. Mahmoud Ahmed Bakry abitava in città, era arrivato alla spiaggia del Pignone, a Groppello, con un gruppetto di amici.
Un tuffo fatale per lui, i medici hanno tentato in ogni modo di rianimarlo, ma alla fine hanno dovuto arrendersi all’evidenza. Inghiottito dal fiume, il giovane è stato ripescato grazie all’elisoccorso che l’ha intercettato a 500 metri di distanza dal punto in cui si era lanciato, ma le sue condizioni erano già disperate. Pochi istanti per passare dal relax al dramma. Lo sa il sindaco Fabio Colombo che non riesce a darsi pace: “Non si può perdere un ragazzo così – dice – pattuglie e sanzioni non bastano, serve responsabilità”.
Da settimane l’amministrazione ha lanciato l’allarme sul bollettino di guerra che ogni estate si registra sulle rive. Una ventina le vittime negli ultimi anni lungo tutta la stecca fluviale. “Non abbiamo le forze per presidiare i punti a rischio, sono troppi. Abbiamo chiesto l’intervento dell’esercito per mettere fine a questa situazione”. Sulle sponde c’è il divieto di balneazione, un provvedimento che riguarda tutti i centri rivieraschi fra hinterland e Brianza, e per i trasgressori sono previste multe fino a 500 euro. Un deterrente che non impedisce ai gitanti di rischiare la vita.
Un gioco con la morte che si ripete quasi ogni settimana. Qualche volta le cose non vanno così, a inizio luglio in città è stato salvato un bambino di 7 anni rimasto impigliato in una grata della Muzza, strappato alla forza delle acque da alcuni passanti. Ieri, invece, no. Mahmoud ha cominciato subito ad annaspare e a sbracciarsi per chiedere aiuto, mentre la corrente lo trascinava via. Le vittime sono quasi sempre straniere, un identikit che si ripete spesso. Gente che non può permettersi una vacanza e va in cerca di un po’ di refrigerio e di riposo, dopo una settimana di duro lavoro. Ignorano i pericoli dell’Adda, mulinelli e temperatura gelida, e così lo sfidano, ingannati dall’apparente placidità della superficie.
Ma il fiume non lascia quasi mai scampo. Lo sanno bene gli amministratori della zona che da anni lottano contro i bagni killer. Oltre a imporre i divieti, hanno fatto sistemare cartelli in tutte le lingue per avvisare del pericolo “ma vengono sistematicamente ignorati – sottolinea con rammarico Colombo –. Dovremo pensare anche a un’azione educativa, ma non è facile: qui arriva tanta gente da fuori”.