Case confiscate: via alle proposte di riutilizzo

Dopo un lungo periodo di stasi incontro con le associazioni per decidere il futuro dei 14 edifici, più altri sei in assegnazione

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di Francesca Grillo

Si fa più concreto il percorso di assegnazione dei beni confiscati a Corsico. Un patrimonio immobiliare che, negli anni, ha perso valore. Non si parla di quello economico, ma soprattutto del valore sociale, perché sottrarre un bene alla criminalità organizzata e lasciarlo lì, senza poterlo sfruttare, è una sconfitta per tutti. La Commissione antimafia comunale di Corsico ha iniziato lo scorso anno a mettere mano al regolamento per disciplinare le assegnazioni e a marzo è nato l’importante documento, frutto di sopralluoghi, studio e collaborazione con gli uffici comunali. "Il regolamento andava rivisto - spiega il presidente della Commissione Gianluca Vitali (M5S) -. Il tema della gestione dei beni confiscati è fondamentale: lo Stato si riappropria di qualcosa in mano alla criminalità per trasformarlo in valore sociale".

Ed ecco la novità a Corsico: dopo l’approvazione del regolamento (per i 14 beni confiscati più altri sei in fase di assegnazione), si procede ora con gli incontri per fare rete e coinvolgere le associazioni. "Iniziamo un percorso per ascoltare proposte e motivazioni, prendere nota degli spunti e arrivare ad assegnare i beni", sottolinea Vitali. Un percorso fondamentale: dei 14 beni presenti solo un paio sono "a posto". Uno è assegnato al Club Corsico che si occupa di disabilità. Quello in via Cavour, invece, era diventata una biblioteca dei bambini con la precedente Amministrazione, ma considerata inadeguata per gli spazi angusti dall’odierna: bisogna trovare un’altra prospettiva. Il tema dei beni confiscati sta a cuore a questi territori penetrati dalla ‘ndrangheta e dalla criminalità organizzata. Prendendo in esame tre comuni, Buccinasco, Corsico e Trezzano, ci sono oltre 50 beni confiscati tra ville, negozi, box e altri immobili. Buccinasco ha più di 20 beni, trasformati per lo più in percorsi sociali. Solo per fare un paio di esempi: la villetta di via Nearco dei Papalia, per metà è assegnata a Villa Amantea, associazione di accoglienza minori. Lo Spazio Bramante, ex pizzeria della ‘ndrangheta, ora vive come spazio gioco per bambini. Le villette confiscate in via Tobagi sono diventate spazio accogliente per donne sole e mamme e, a breve, la cooperativa che le ha in gestione proporrà anche sostegno psicologico gratuito per le donne in difficoltà. Anche a Trezzano c’è un ottimo utilizzo dei beni confiscati. Qui una quindicina di immobili sono diventati dello Stato. Casa Lea Garofalo di via Donizetti, la strada della mafia, come la chiamavano i cittadini un tempo, è housing sociale per mamme sole. Nella villa di via Cavour c’è ora il Polo Ulisse che propone percorsi contro la dispersione scolastica, laboratori e sostegno agli adolescenti. In via Leonardo da Vinci c’è lo spazio del progetto "Durante noi", una grande mano per disabili e le loro famiglie. L’ultimo è la villa della mafia in via Morona, ripulita dai ragazzi di Libera e in fase di assegnazione.

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