Milano, imprenditore rischia di fallire: colpa degli abusivi

Oltre due anni fa ha vinto l’appalto del restyling di via Civitali, ma nessuno sgombera. «Devo elemosinare un mio diritto»

Case Aler

Case Aler

Milano, 30 maggio 2018 - Trenta alloggi di cui 24 occupati abusivamente nelle palazzine C e D di via Civitali 30, quartiere San Siro. E i lavori di restyling da circa un milione di euro che sarebbero già dovuti partire sono fermi al palo: i soldi sono stanziati, ma è impossibile cominciare, se dentro le case vivono famiglie. Così l’impresa che si era aggiudicata l’esecuzione dei lavori di manutenzione straordinaria oltre due anni e mezzo fa rischia di fallire. All’Aler, proprietaria del caseggiato, aveva spedito una lettera lo scorso febbraio: «Devo elemosinare un mio diritto – parole del titolare – perché la mia impresa ha urgente bisogno di iniziare i lavori, altrimenti rischia la chiusura dopo quasi 40 anni di attività». Da allora, purtroppo, nulla è cambiato.

Tutto in stand-by. Attesi gli sgomberi e soluzioni alternative da individuare insieme ai Servizi sociali per chi vive tra quelle mura, fermo restando che l’obiettivo primario è il ripristino della legalità. E in questo limbo, ad approfittarne sono gli occupanti. Porte sfondate non solo in via Civitali: nel 2017, nelle 38mila case gestite da Aler, sono state 308 le nuove occupazioni; 870 i tentativi di intrusione (di cui 562 bloccati in flagranza). Nei 28mila alloggi comunali gestiti da MM le nuove invasioni sono state 18. Rilevati 176 assalti di cui 158 sventati. In via Civitali, oltre le porte sfondate ci sono famiglie di romeni, di egiziani, di iraniani. «Vivo qui sola con due bambini piccoli», dice una donna romena che si affaccia al balcone. Mentre «i regolari», ormai, sono mosche bianche: persone che hanno riscattato la casa anni fa o che l’hanno affittata legittimamente. «Mi sono pentita di averla acquistata. Non vivo con serenità, non c’è alcun rispetto delle regole, le cantine sono dormitori e depositi, nessuno degli abusivi paga le spese e i pochi regolari vengono minacciati di morte se protestano. Vorrei vendere casa ma chi la comprerebbe?», si chiede una proprietaria.

Lo scenario è squallido: cavi elettrici penzoloni, facciate cadenti, vetri rotti e portoni sempre aperti. Una «terra di nessuno» nella quale oltre dieci anni fa aveva trovato riparo pure Mohamed Game, il libico che nel 2009 fece esplodere un ordigno fai-da-te davanti alla caserma Santa Barbara di piazzale Perrucchetti. Un «regno di abusivi» in cui finora i tentativi di sgombero sono falliti. A settembre del 2016 si era scatenata una protesta di tutte le famiglie irregolari spalleggiate dal collettivo del Comitato abitanti San Siro, che aveva bloccato gli sgomberi. Lo scorso anno, esasperati, erano stati gli inquilini regolari a prendere di petto la situazione quando il 31 agosto una romena di 23 anni aveva cercato di invadere un alloggio alla scala B, in una delle palazzine già riqualificate: a scacciarla, prima ancora di carabinieri e Aler, erano stati gli inquilini regolari. Circa trenta persone si erano riversate in cortile contro l’occupazione. Alla fine, la ragazza aveva lasciato l’alloggio. La missione più difficile resta liberare le scale C e D.

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