REDAZIONE MILANO

"Caro affitti e poche case popolari: la città deve essere per tutti"

Manifestano abitanti e sindacati inquilini. A Comune, Regione e Governo chiedono un piano per contrastare l’emergenza abitativa

"Sono pensionata. Per la casa pago 900 euro al mese, tra affitto e spese. Cento euro in più rispetto a poco tempo fa per un alloggio privato di 48 metri quadri al quartiere Lorenteggio. E c’è chi è messo peggio". Laura Aveta è tra i cittadini che ieri hanno manifestato “Per il diritto alla casa. Una città per tutti“. Centinaia di persone da via Palestro a piazza Scala all’evento organizzato da Sunia, Sicet, Unione Inquilini e altre sigle sindacali. Uniti gli abitanti dei quartieri popolari, gli inquilini in affitto privato, i senza casa, le famiglie sfrattate, i residenti di stabili messi in vendita. "Chiediamo a Comune, Regione e Governo politiche abitative che mettano al centro la realizzazione di nuove case popolari, un piano di manutenzione dei quartieri, interventi per contrastare il caro affitti e per rispondere all’emergenza sfratti, l’applicazione delle norme regionali per la regolarizzazione degli occupanti in stato di necessità e fragilità sociale". Antonio Sotgia, residente a Pratocentenaro in zona Niguarda, pone l’accento sul "costo degli affitti che sta lievitando in un periodo di crisi, dopo due anni di pandemia, mentre aumentano pure i costi dell’energia". Il desiderio comune è che "Milano sia una città inclusiva, per tutti. Anche per il ceto medio, che non riesce a reggere all’aumento dei costi". Focus pure sui cosiddetti “working poor“, lavoratori che hanno un reddito basso per impieghi malpagati "e che a Milano non possono permettersi un affitto". Tra i cartelli sventolati: “Salari da fame, affitti alle stelle“, “Basta degrado nei quartieri popolari. Più spazi sociali“. "Chiediamo che aumentino le case popolari e che si facciano investimenti seri. Ma anche che ci sia un freno alla vendita del patrimonio pubblico", sottolinea Giuseppe Jannuzzi, segretario generale Sunia Milano.

"C’è bisogno di case a canone sociale, questa è una città sempre più cara – continua Ermanno Ronda, segretario generale Sicet Milano –. Aumentati anche i costi delle case popolari, sproporzionati a fronte di servizi e manutenzioni carenti". Bruno Cattoli, segretario generale Unione Inquilini Milano, punta il dito contro il Comune "che trascura le tutele sociali. Esempi? La mancata assegnazione di alloggi temporanei, la non soddisfacente gestione degli sfratti, l’abbandono di certi quartieri popolari". Per esempio "al Giambellino – prosegue Giovanni Carenza – i lavori vanno a rilento".

Tra le soluzioni prospettate: "che la Giunta Sala aumenti i finanziamenti per il sostegno agli inquilini in affitto"; affrontare l’emergenza sfratti "con programmazione e contingentamento, istituendo un unico ufficio comunale per garantire il passaggio da casa a casa". Chiesti anche "finanziamenti per il recupero e la realizzazione di case pubbliche a canone sociale", "interventi urgenti sul patrimonio di Aler e Comune per contrastare il degrado manutentivo e sociale". "Revisione della legge regionale 162016, prevedendo la creazione di un finanziamento al comparto pubblico e alla politica della casa in affitto" e "modificare le politiche del governo" con l’obiettivo di aumentare l’offerta di alloggi a canone sociale.

Marianna Vazzana