GIOVANNI CHIODINI
Cronaca

Caporalato ed evasione al vivaio

Turni massacranti e contributi non pagati ai dipendenti da dieci anni: arrestato il titolare Sergio Zazzera

di Giovanni Chiodini

La Guardia di Finanza di Magenta ha sequestrato l’azienda florovivaistica “Vivai Zazzera“ di corso Europa e ha arrestato il titolare, Sergio Zazzera, per caporalato su oltre cento lavoratori, dal 2010 in poi, in esecuzione di un’ordinanza emessa nell’inchiesta del pm di Milano Donata Costa. Disposta anche la misura dell’obbligo di firma per una dipendente amministrativa. Era da tempo che sui social c’erano persone che denunciavano i modi in cui si gestiva il personale nell’ampio vivaio: persone che, avendo necessità di lavorare, accettavano retribuzioni "da fame", obblighi di presenza senza ricorsi a riposi settimanali. E chi osava opporsi era invitato a tornarsene a casa, senza più un posto di lavoro.

Molti hanno denunciato questi comportamenti. Denunce che, una volta arrivate sui tavoli degli inquirenti, hanno favorito l’avvio delle indagini che, dopo diversi anni, hanno evidenziato un sistema di sfruttamento dei lavoratori che, in un clima di tensione e soggezione, lavorando per oltre 9 ore al giorno e in assenza di pause, riposi settimanali e ferie retribuite, venivano pagati quasi 3 euro all’ora, rispetto ai 13 euro circa previsti in osservanza delle norme vigenti. Il titolare dell’azienda, con la complicità illecita di due impiegate, approfittava della situazione di bisogno dei lavoratori, molti dei quali erano cittadini extra-comunitari e giovani alla prima esperienza lavorativa. I lavoratori venivano reclutati per un periodo "di prova" di venti giorni senza che venisse pattuito alcun compenso o orario prestabilito, a cui seguiva sistematicamente l’instaurazione di un rapporto di lavoro indebitamente formalizzato come "prestazione di lavoro occasionale", consentendo ingenti e illeciti profitti al titolare, senza riconoscere alcun diritto ai lavoratori. "L’ambiente lavorativo è pessimo. Si lavora col terrore di sbagliare e di essere rimproverate in malo modo davanti la clientela" è uno dei tanti commenti negativi dei dipendenti pubblicati sui social. Alle indagini della Finanza si sono affiancati anche i controlli amministrativi dei funzionari dell’Ispettorato territoriale del Lavoro e dell’Inps, che hanno portato alla quantificazione di oltre un milione di euro di contributi previdenziali dovuti, riqualificando i contratti di lavoro del personale e "disconoscendo le agevolazioni di ‘coltivatore diretto’ del titolare". Il sequestro dell’azienda – che ieri mattina è rimasta chiusa solo per qualche ora, ed è poi stata riaperta al pubblico e risulta regolarmente attiva – riguarda, in particolare, tredici immobili e beni per un valore complessivo di oltre tre milioni di euro e dieci conti correnti riconducibili alla ditta individuale.