ANNA GIORGI
Cronaca

Clinica degli orrori: Brega Massone non voleva uccidere, teneva troppo alla fama

Le motivazioni della sentenza che ha escluso l'omicidio volontario

Pier Paolo Brega Massone in aula

Milano, 17 gennaio 2019 - «Pier Paolo Brega Massone non voleva uccidere i quattro pazienti morti nella sala operatoria della clinica Santa Rita di Milano». Ecco perché i giudici del secondo processo d’appello sulla cosiddetta “clinica degli orrori” hanno derubricato il reato contestato all’ex primario di chirurgia toracica: non più omicidio volontario, come stabilito dalle sentenze dei precedenti gradi di giudizio poi annullate dalla Cassazione, ma quello, meno grave, di omicidio preterintenzionale.

Si spiega così la decisione della Corte d’Assise d’Appello di cancellare la condanna all’ergastolo e di infliggere all’ex primario della clinica milanese una pena di 15 anni di carcere, 12 dei quali già scontati. Stesso discorso per Fabio Presicci, ex braccio destro di Brega Massone, imputato per la morte di due pazienti: nell’appello bis è stato condannato a 7 anni e 8 mesi per omicidio preterintenzionale contro i 24 anni e 4 mesi incassati nei precedenti gradi di giudizio per omicidio volontario. «Nessuna delle prove raccolte supporta l’ipotesi di morti volontarie», sottolinea la Corte nelle motivazioni della sentenza emessa il 19 ottobre scorso. In sostanza, secondo il collegio presieduto dal giudice Giuseppe Ondei, non ci sono elementi per dimostrare che l’ex primario avesse «accettato e messo in conto la morte dei suoi pazienti». E ancora: «Perché mai – si chiedono – rischiare la propria fama, la propria sete di affermazione, accettando, l’evento infausto, quando quest’ultimo è la negazione stessa dello scopo perseguito».