MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Milano, box pagati 10 anni fa ma è vietato usarli: "I costruttori sono spariti"

Via Budrio: garage incompiuto, ditta edile fantasma da oltre dieci anni. E al piano -2 c’è una “palude”

Box allagati

Milano, 24 agosto 2018 - C'è chi ha appeso un cartello: «Affittasi». Box doppio, contatore privato. Non ci sarebbe nulla di strano se il box in questone non fosse in un garage incompiuto di due piani sotto terra che pare un cantiere. Così da oltre 10 anni, «da quando l’impresa costrutturice è sparita senza finire l’opera, che racchiude circa 150 box», spiegano alcuni proprietari. Siamo in via Budrio, zona Baggio. Regna il fai-da-te: i cittadini (una settantina) che hanno acquistato i box li utilizzano a proprio rischio e pericolo, addentrandosi in un luogo senza elettricità, senza impianti anticendio né uscite di sicurezza e alla mercé di chiunque, più volte oggetto di intrusioni, meta di ladri e sbandati, rovinato da infiltrazioni. I più sfortunati, quelli del piano -2, neppure possono entrare perché il sotterraneo è inghiottito da una sorta di palude. «Ogni estate viene a galla l’acqua di falda», spiega Mario Galbiati, l’amministratore di condominio del civico 10 che si sta occupando pure di questo garage di pertinenza, il quale ha appeso un cartello per poter raccogliere tra i proprietari «i soldi per aspirare l’acqua. Serve forza motrice ad hoc... Non abbiamo elettricità». Si va avanti così, si vive alla giornata. Impossibile farsi largo nella vasca di acqua putrida «profonda almeno un metro e venti», spiegano i cittadini. «Quando vediamo che comincia a salire, di solito nel mese di luglio, spostiamo tutte le macchine». E il piano -2 resta off limits fino alla fine di settembre.

Ma come si è arrivati a questo punto? «Ho mandato numerose raccomandate all’impresa e tutte mi sono tornate indietro. Sono passati troppi anni per fare causa, all’inizio i proprietari erano tutti speranzosi ma le cose non si sono mai aggiustate», continua l’amministratore. Intanto i cittadini che hanno acquistato, investendo tra i 15mila e i 25mila euro, si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano. Anzi, con box che di fatto non sarebbero neppure nelle condizioni di essere utilizzati. «Abbiamo rogitato in 68», spiega Alfio Fantino, tra i proprietari. «Nel mio caso sono passati 11 anni. Il rogito c’è ma il garage non è mai stato finito. E io sono tra i più fortunati, perché il mio box è al piano -1, di conseguenza è accessibile, e perché ho in mano il rogito. Altri hanno versato una caparra e hanno perso tutti i soldi. Sono vittime di truffa». Nicola Capuano è un altro proprietario storico. «Quando ho acquistato io andava tutto a gonfie vele. I lavori procedevano spediti, prima che cominciasse l’altro lotto di fianco. Allora si è arenato tutto. C’è gente che ha investito i risparmi e che si ritrova con nulla in mano perché l’impresa è sparita. Chi ha sbagliato deve pagare. Per non parlare dell’area esterna: il patto prevedeva la sistemazione del verde e la creazione di un campo giochi. Non c’è nulla di tutto questo». Altro che parco giochi: c’è una selva recintata, che ogni due per tre si riempie d’immondizia. Un centinaio sono i box del primo lotto, a cui se ne aggiungono oltre cinquanta del secondo, ora di proprietà di una banca. «Facciamo il possibile per avere una situazione decorosa. Ma in un contesto del genere è una lotta quotidiana», sottolinea ancora Galbiati. Tra cancelli rotti, elettricità mancante, condizioni igieniche pietose e sicurezza inesistente. «E se dovesse scoppiare un incendio lì sotto? Non oso pensarci», dice un cittadino.

Il municipio 7 sta cercando soluzioni. «Serve una messa in sicurezza urgente – sottolinea Tiziana Vecchio, assessore all’Urbanistica –. Abbiamo effettuato più incontri con il settore urbanistico del Comune e l’assessorato competente per cercare di condividere un iter che porti a risolvere questo annoso problema. La convenzione stipulata a suo tempo col Comune non è stata rispettata: devono esserci delle conseguenze». Da Palazzo Marino fanno sapere che il Comune non può intervenire, essendo una questione tra privati. L’unica causa in corso riguarda la cinquantina di box acquisiti da una banca: a maggio del 2019, apprendiamo, ci sarà un’udienza finalizzata a stabilire il valore dei box. L’intento dell’istituto di credito sarebbe quello di mettere in sicurezza a sue spese le singole unità per poi venderle. E tutti gli altri? «Noi abbiamo comprato i box, sono nostri. Di conseguenza utilizzarli è nostro diritto», l’ultima parola degli acquirenti interpellati. Allargano le braccia, mentre parcheggiano tenendosi alla larga dalla “palude”.