Pomeriggio di follia in zona Centrale, botte a donna incinta e sassi sul bus

I raid del giovane nigeriano in via Ferrante Aporti. Fermato a fatica dai ghisa e sottoposto a un Tso

La Polizia locale di Milano in una foto di repertorio

La Polizia locale di Milano in una foto di repertorio

Milano, 3 febbraio 2020 - Il raid contro una donna incinta. Il sasso scagliato contro un autobus. E poi il tentativo di aggressione a un autista, sventato dal provvidenziale intervento di tre agenti della polizia locale. È la cronaca dei cinque minuti di follia vissuti nel primo pomeriggio di venerdì da un ventenne nigeriano appena arrivato a Milano: il giovane, in evidente stato di alterazione psicofisica, è stato accompagnato al San Paolo per essere sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio. Ore 14.30, siamo in via Ferranti Aporti, a due passi dalla Stazione Centrale. Il ventenne, senza fissa dimora e sprovvisto di documenti, incrocia una signora in stato di gravidanza e le tira una scarpa in faccia, per fortuna senza provocarle ferite o contusioni gravi.

Poco dopo , il ragazzo raccoglie un sampietrino da terra e lo scaglia con violenza contro uno degli autobus privati che fanno quotidianamente la spola tra lo scalo ferroviario e l’aeroporto di Malpensa: il grosso sasso infrange il parabrezza del pullman, ma né il conducente né i dodici passeggeri a bordo vengono colpiti. A quel punto, l’autista scende per affrontare il ventenne, che prima scappa e poi ritorna armato di una trave di legno lunga più di due metri. Il parapiglia viene notato da tre agenti del Nucleo reati predatori in pattuglia nella zona, che intervengono immediatamente e riescono a fatica a bloccare il nigeriano. Portato in via Custodi per le procedure d’identificazione e per la successiva denuncia, il ragazzo tenta di autolesionarsi, e allora i ghisa decidono di accompagnarlo al San Paolo.

«Ringrazio i colleghi per la prontezza con cui hanno affrontato una situazione tutt’altro che semplice – ragiona il segretario del Sulpm Daniele Vincini –. Purtroppo, di casi del genere ne vediamo spesso: bisogna essere più attenti ed efficaci nei controlli sulle persone che arrivano nel nostro Paese, in particolare nei confronti di quelle che hanno evidentemente bisogno di aiuto da un punto di vista medico".  

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