La denuncia: aggirato il blocco dei licenziamenti e mamme messe alla porta

La denuncia dei sindacati tra usi “discriminatori“ della cassa integrazione e aumento di contenziosi

Cisl

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Milano - Datori di lavoro che aggirano il blocco dei licenziamenti con una finta giusta causa, per accompagnare alla porta madri lavoratrici. E aziende che sistemano dipendenti fragili o "sgraditi" nel limbo della cassa integrazione. Sono alcuni dei casi esaminati dagli uffici vertenze della Cisl lombarda nel 2020. Nell’anno della pandemia sono stati 6.742 i lavoratori assistiti: a 4.543 vertenze per vari motivi si aggiungono 2.199 seguiti dopo fallimenti aziendali. Nel 2019 il numero di lavoratori che aveva bussato alla porta della Cisl aveva toccato quota 8.674 (5.974 per vertenze e 2.700 per fallimenti). Ma due anni fa non c’erano né il blocco di licenziamenti né il rallentamento delle attività nei tribunali legate al recupero crediti. Nel 2020 le opposizioni al licenziamento sono state 623, il 13,7% delle vertenze. Nel 2019, 929 (15,5%). "Nel 2020 c’è stato un aumento considerevole dei licenziamenti per giusta causa. Spesso i datori di lavoro, non potendo licenziare per ragioni economiche, si inventano una giusta causa legata a motivi disciplinari per risolvere il rapporto. Alcune donne sono state licenziate perché impossibilitate a conciliare problematiche familiari col lavoro. Abbiamo seguito una madre con bimba piccola che in estate non aveva possibilità di affidare la figlia a nessuno e aveva chiesto l’aspettativa non retribuita. Il datore di lavoro non l’ha concessa e ha poi contestato l’assenza ingiustificata, licenziandola. Altri hanno perso il lavoro perché non più idonei alla mansione dopo un infortunio. Sono casi che impugniamo per contestarne la legittimità" spiega Antonio Mastroberti, coordinatore degli Uffici Vertenze Cisl in Lombardia.

Un altro fenomeno è l’uso "discriminatorio" della cassa integrazione: "In alcuni casi le categorie fragili, con una o più patologie, con la pandemia sono stati giudicate non più idonee temporaneamente alla loro mansione e messe in cassa integrazione, penalizzandole in reddito e professionalità. Lo stesso è successo a dipendenti poco graditi al datore di lavoro" dice il sindacalista. La parte da leone, nella tipologia di vertenze, l’ha giocata il recupero crediti (59%) con retribuzioni inferiori al dovuto, liquidazioni non corrisposte, straordinari non pagati. Seguono conciliazioni (12%), controllo buste paga (6,2%), contratti irregolari (3%). Il settore che registra il contenzioso più alto, con 2.075 lavoratori (46% del totale), è quello di servizi e terziario.

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