Biologico, affari da coltivare: in Lombardia fioriscono le produzioni

Cinquantamila ettari in più in dieci anni, boom di certificazioni per avere il marchio. La testimonianza di un apicoltore brianzolo: "Il mercato cresce, ma il costo del lavoro aumenta"

Giacomo Dell’Orto, 38 anni, produce miele biologico

Giacomo Dell’Orto, 38 anni, produce miele biologico

Milano, 16 gennaio 2020 - L’agricoltura in Lombardia è sempre più bio e sempre più un affare. Lo dicono i numeri: in dieci anni oltre 50mila ettari di terra in più sono coltivati senza ricorrere a farmaci e sostanze chimiche sintetiche per eliminare i pesticidi (65mila ettari nel 2019, di cui 38.600 in Pavia). Cereali (con riso e mais in testa), foraggi destinati all’alimentazione degli animali, vite e ortaggi sono le colture più biologiche, in una regione che vale il 14% del totale nazionale (2 milioni di ettari). Nell’Italia da record per produttori con marchio biologico - la foglia verde circondata dalle stelle - la Lombardia ne conta 3.144 (bilancio di fine 2018). E la metà ha convertito l’attività abbandonando il metodo tradizionale per abbracciare il disciplinare biologico in modo esclusivo.

È il caso di Giacomo Dell’Orto, produttore di miele certificato. L’azienda ha sede a Besana Brianza (Monza), "ma gli apiari sono in tutta Italia, dalla Valtellina alla Maremma per avere più varietà", racconta il trentottenne. "Il passaggio al biologico è avvenuto da una decina di anni. Una rivoluzione? Non direi, perché nell’azienda avviata quarant’anni fa da mio padre si usavano al minimo i prodotti farmaceutici autorizzati per difenderci dai pesticidi. Da quando siamo bio li abbiamo eliminati del tutto". Naturale lo era anche prima della certificazione il miele Dell’Orto, 400 famiglie di api e una produzione che varia dai 30 ai 40 quintali all’anno, meteo permettendo. "Molto dipende dal clima – spiega il giovane produttore brianzolo –. Quest’ultimo anno, ad esempio, è stato negativo per il miele d’acacia, come nel resto d’Italia e d’Europa: faceva freddo e le api non uscivano dall’alveare. Le fioriture successive sono andate molto meglio". La rivoluzione del passaggio al bio – rivela Dell’Orto – "è la tecnica di lavoro, più costoso". "Per combattere la varroa (un pesticida) bastavano due minuti: ora serve mezz’ora e possiamo utilizzare sistemi naturali come l’acido ossalico, goccia a goccia".

Il mercato , però, ha premiato la strategia bio: mieli, propoli, pappa reale e il mix tra miele e polvere di cacao valgono un fatturato che si aggira intorno ai 200 milioni di euro. "Un dato in leggera crescita – dichiara l’apicoltore –. Abbiamo scelto di vendere tramite negozi di settore". La crescita dei consumi bio - un giro d’affari da 5,8 miliardi in Italia, +264% in dieci anni - "conferma una maggior attenzione dei consumatori verso gli acquisti alimentari" spiega Valeria Sonvico, responsabile Ambiente e Territorio di Coldiretti Lombardia –. Quasi sei italiani su dieci (59%) hanno fatto la spesa dal contadino almeno una volta al mese nell’ultimo anno . Inoltre, anche in Lombardia il biologico sta riscuotendo sempre più interesse. Il trend rispecchia quello nazionale: secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, quasi due italiani su tre (64%) acquistano alimentari bio". 

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