Biglietti "scontati" agli ex daspati. E scatta la maxi multa per il Milan

Migliaia di tagliandi tramite un club presieduto dall’ultrà Marco Pacini. Ticket rivenduti a prezzi raddoppiati

La Curva Sud del Milan, tempio del tifo rossonero

La Curva Sud del Milan, tempio del tifo rossonero

Milano - Un circolo creato apposta da alcuni ultrà della Sud (circa duemila gli iscritti totali) per entrare nel circuito dei Milan Club e riuscire a mettere le mani su biglietti a prezzi scontati da destinare agli ex daspati. Non solo: l’altro obiettivo, stando alle indagini, era quello di lucrare su quei pacchetti di ticket, rivendendoli ad altri tifosi a costi maggiorati (in alcuni casi raddoppiati). Uno stratagemma ideato l’estate scorsa e in azione dall’inizio del campionato di Serie A in corso, approfittando delle restrizioni imposte dalla pandemia e dalla mancata campagna di abbonamenti causa capienza ballerina negli stadi legata inevitabilmente all’evoluzione del quadro epidemiologico. Tradotto: meno posti assegnati agli spettatori tesserati per tutta la stagione, più tagliandi a disposizione per la vendita libera. A capo del «2° Blu», stando a quanto risulta al Giorno, c’era il trentacinquenne Marco Pacini, uno dei leader del tifo organizzato di marca rossonera, tra i più vicini al capo indiscusso Luca Lucci. 

A valle degli accertamenti investigativi portati avanti negli ultimi mesi, due giorni fa il questore Giuseppe Petronzi ha contestato al Milan una sanzione da 66.667 euro «per aver corrisposto – si legge in una nota di via Fatebenefratelli – in forma diretta o indiretta biglietti a prezzo agevolato a cittadini sottoposti al divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive, il cosiddetto Daspo, o ad altre misure di prevenzione». In sostanza, la società di via Aldo Rossi è accusata di aver violato, per il tramite dell’Associazione italiana Milan club (Aimc), l’articolo 8 della legge Pisanu (la 41 del 2007), che vieta di corrispondere «sovvenzioni, contributi e facilitazioni di qualsiasi natura, ivi inclusa l’erogazione a prezzo agevolato o gratuito di biglietti e abbonamenti o titoli di viaggio» ai destinatari di Daspo o a «soggetti che siano stati condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive». 

L’inchiesta è partita nel settembre scorso, quando gli agenti della Digos tifoserie, coordinati dal dirigente Guido D’Onofrio e dal funzionario Giovanni Di Biase, che monitorano gli ingressi del Meazza prima di ogni gara e i settori più «caldi» dello stadio nel corso dei match, si sono accorti che c’era qualcosa che non andava: numerosi tagliandi classificati con la tariffa Aimc (quindi a costi agevolati) erano «in possesso e regolarmente intestati a tifosi non affiliati all’associazione, ma aderenti alla Curva Sud o comunque in rapporto con tale sodalizio ultras». Da lì sono scattati ulteriori accertamenti, che hanno portato gli investigatori sulle tracce del club «2° Blu», entrato nella galassia dell’Aimc il primo luglio e presieduto da Pacini, storico leader della Sud pluridaspato e arrestato il 18 febbraio 2009 (e condannato in primo grado a due anni per rissa aggravata) insieme ad altri sei ultrà rossoneri (compreso Lucci) per l’aggressione durante il derby di tre giorni prima costata un occhio al tifoso nerazzurro della «Banda Bagaj» Virgilio Motta (che poco più di tre anni dopo si suicidò). L’indagine ha fatto pure emergere la «prassi ricorrente» della «maggiorazione del prezzo nominale del biglietto, variabile in base all’importanza della partita e al singolo acquirente». 

Detto altrimenti: il club rivendeva molti dei ticket (si parla di migliaia di tagliandi gestiti) a costi più alti rispetto a quelli di listino, a volte anche con rialzi del 100% (da 15 a 30 euro, da 20 a 40 e così via). La vendita veniva «effettuata direttamente da terminali in uso all’Aimc», che acquistava «i singoli titoli sulla base di una lista di nomi raccolti dalla tifoseria organizzata e inviati via mail». Prima dei match, i biglietti venivano inoltrati via posta elettronica a Pacini o «ad altre persone riconducibili alla Curva Sud», che pagavano «il dovuto in contanti».  

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