ROBERTA RAMPINI
Cronaca

“Benvenuti In Galera“. Una bella storia di riscatto

Il documentario firmato da Michele Rho sul ristorante del carcere di Bollate partecipa al “Film-maker Festival“ e sarà presentato sabato all’Arlecchino.

“Benvenuti In Galera“. Una bella storia di riscatto

“Benvenuti In Galera“. Una bella storia di riscatto

BOLLATE

Ci sono la storia di Davide (lo chef), Said, Jonut, Chester e Domingo, "uomini che hanno commesso errori e che stanno cercando una seconda possibilità dalla vita, molti di loro attraverso il lavoro". E poi c’è il racconto di Silvia Polleri, alias Nonna Galeotta, l’anima del ristorante “InGalera“, il primo e unico al mondo che si trova all’interno di un carcere, quello di Milano Bollate. È il film documentario “Benvenuti In Galera“ che verrà presentato nell’ambito del “Filmmaker Festival 2023“, nella sezione “Fuori concorso“, sabato 25 alle 17.30 sugli schermi del cinema Arlecchino in via San Pietro all’Orto 9 Milano. Il documentario è stato girato dal regista, produttore e sceneggiatore milanese Michele Rho, figlio di Silvia Polleri, presidente della cooperativa “Abc La sapienza in tavola“ che ha aperto il ristorante il 26 ottobre 2015 e in questi 8 anni ha dato lavoro a oltre 40 detenuti, come cuochi o camerieri. "Il film è stato girato nell’arco di tre anni, con pause e rallentamenti durante la pandemia da Covid. E questo mi ha permesso di seguire da vicino e conoscere questi ragazzi nei loro percorsi di riabilitazione. Alcuni di questi si sono conclusi positivamente, altri no. Ma questo non è il punto del mio lavoro", racconta il regista milanese.

E come in tutti i film ci sono i protagonisti. "La storia del ristorante si focalizza su mia madre Silvia, una donna tenace, e sullo chef Davide, il cuore di questo progetto, che ha studiato nella scuola di Gualtiero Marchesi e si intreccia con quella dei detenuti che qui lavorano, ognuno con la propria esperienza e prospettiva – racconta il regista milanese –. Il mio obiettivo non era raccontare solo la storia di un ristorante eccezionale né, naturalmente, la storia di mia madre, ma portare le persone dentro un carcere cercando di abbattere paure e diffidenze attraverso le storie di chi sta cercando di riprendere in mano la propria vita lavorando, perché per questi ragazzi il lavoro significa redenzione, vita e futuro. Nei miei documentari ho sempre cercato di indagare luoghi che mi offrissero tematiche stimolanti di riflessione. Così, il ristorante è diventato una lente speciale attraverso cui esplorare il mondo del carcere".

Centinaia di ore di registrazione ‘riassunte’ in 73 minuti per riflettere, parlare e discutere di carcere. Storie di riscatto in bianco e nero per "creare un ponte tra il carcere e il mondo esterno". Volti e nomi di detenuti, "non parlo mai di colpe e reati, mi sono avvicinato a loro chiedendomi come i detenuti percepiscano il mondo esterno, come si sentano, che cosa provino. Li ho guardati e pensati come esseri umani, al di là della colpa che hanno commesso. Tutto questo sempre e comunque con rispetto e attenzione verso le vittime delle loro azioni", aggiunge Rho.

Hanno partecipato al docufilm Patrizio Saccò per la fotografia, Walter Marocchi per il montaggio e Dario Moroldo per la musica. La locandina è stata realizzata dal fumettista Manuele Fior. Produzione di WeRock. Un esempio concreto di reinserimento che in questi anni ha ricevuto tantissimi riconoscimenti.