
La sequenza tratta dalle riprese delle telecamere
Milano, 8 luglio 2020 - Tre auto rapinate in due giorni. Poi l’assalto al bancomat con una bombola di gas acetilene innescata da un cavo elettrico per rubare più di 60mila euro. Al momento sono questi i reati contestati alla banda di nomadi dei campi milanesi di via Martirano e via Chiesa Rossa smantellata ieri all’alba dagli agenti della Squadra mobile. Tuttavia, l’ipotesi investigativa, sostenuta da prove che presto potrebbero tradursi in nuove accuse, è che il gruppo criminale sia entrato in azione almeno in altri cinque casi, compreso il blitz di sabato scorso alla filiale Ubi Banca di Corsico, con successivo inseguimento dei carabinieri fino all’insediamento di Muggiano e al recupero della refurtiva.
L’indagine degli agenti dell’Antirapine di via Fatebenefratelli, guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Francesco Giustolisi, scatta il 9 dicembre 2019, quando l’auto di due gioiellieri, padre e figlio, di ritorno a Firenze dopo aver partecipato all’Artigiano in Fiera a Rho, si ritrova stretta tra un Range Rover Raptor nero e una Ford Fiesta rossa (veicoli rubati quattro giorni prima in una concessionaria di Bareggio): i malviventi, armati di piede di porco e pistola, costringono conducente e passeggero a scendere e si impossessano dell’auto e del suo prezioso carico, una valigetta con monili in stile rinascimentale, orologi e contanti per un valore di 415mila euro.
Il giorno dopo, altro agguato, stavolta a vuoto: reduci da un evento a Novegro, due orafi romani appena usciti da un albergo di Pioltello vengono speronati dal solito Raptor, ma riescono a seminare gli inseguitori e a fuggire. Gli uomini della Mobile, coordinati dal pm Maria Cristina Ria, iniziano a censire le utenze telefoniche presenti nei luoghi dei due raid (che non sono stati contestati agli indagati nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Natalia Imarisio e che verosimilmente saranno oggetto di una prossima misura) e risalgono ai primi numeri “buoni”: uno porta a Cristian Bezzecchi, venticinquenne di via Chiesa Rossa già condannato per furto in abitazione, ricettazione, resistenza, lesioni personali ed evasione; l’altro mette i poliziotti sulle tracce di Angelo Levacovich, trentaduenne di via Martirano con un curriculum altrettanto corposo e coinvolto nel 2011 in un tragico incidente stradale a Quarto Oggiaro (mentre scappava con altri complici dopo un furto) che costò la vita a un ventottenne. Veri e propri specialisti del mestiere, la sintesi delle fedine penali.
Le intercettazioni raccontano di un’attività vorticosa: gli arrestati, cinque in totale di cui uno minorenne all’epoca dei fatti (più un ricercato di 45 anni), sono alla costante ricerca di obiettivi da colpire. Bezzecchi e compagnia passano le giornate a pianificare le scorribande notturne e a procurarsi tutto l’occorrente: dalle targhe finte da sovrapporre a quelle vere dei veicoli rubati ai passamontagna, fino ai Gps che piazzano sotto le auto nel mirino per non perderle mai di vista.
Tra l’11 e il 15 febbraio , la gang accelera. Il primo giorno, rapina una Mercedes a Trezzano sul Naviglio, dopo aver trascinato il proprietario fuori dall’abitacolo a forza di pugni in faccia. Il secondo, doppia rapina tra Trezzano e Piacenza: nel primo caso, inseguono con un piede di porco il conducente di una Maserati Ghibli (già derubato di una Levante un mese prima con modalità identiche); nel secondo, approfittano di un attimo di distrazione del titolare di un’officina, sceso a fumare una sigaretta, per rubargli una Golf. La stessa utilizzata tre giorni dopo per raggiungere la filiale della Banca Agricola Mantovana di via Benedetto Croce a Trezzano, sventrata col gas: "25mila a testa, giuro... buono, buono, buono", esulterà al telefono uno degli autori, facendo riferimento al bottino poi quantificato in 61.340 euro. Tutto finito? No, perché, come detto, ci sono altri episodi sotto la lente: ieri a casa di un arrestato sono stati trovati un lampeggiante e le chiavi della Golf (poi sequestrata in un garage) utilizzata sabato scorso per l’assalto al bancomat di Corsico.