
I poliziotti della Scientifica durante il sopralluogo
Lo strazio di una madre, inconsolabile nel suo dolore. Le lacrime dei vicini per il piccolo Marouane, morto nella vasca da bagno di casa sua: "È stata una disgrazia, è stata una disgrazia", continuano a ripetere, stringendosi la faccia tra le mani. E le indagini della polizia che sin dai primi minuti si indirizzano sull’ipotesi della tragica fatalità. Sono da poco passate le 15 di ieri, siamo al secondo piano di un palazzo popolare che ne conta nove, in via Costantino Baroni al Gratosoglio: lì ci abitano da un paio d’anni una trentaseienne di origine marocchina, suo fratello e i suoi quattro bambini; il loro papà risulta domiciliato in un altro appartamento, agli arresti domiciliari.
La donna sta preparando la vasca per fare il bagnetto ai due figli più piccoli (gli altri due di 5 e 7 anni sono ancora a scuola in quel momento), Marouane di 8 mesi e il fratellino di 3 anni: apre il rubinetto dell’acqua e la fa scorrere per farle raggiungere la temperatura più corretta, poi toglie il tappo dello scarico per evitare che il livello si alzi e lo appoggia sul bordo della vasca; quindi si allontana per qualche secondo, evidentemente sicura di aver adottato come ogni volta tutte le precauzioni necessarie, per recuperare paperelle e altri giochini di gomma in un’altra stanza. È in quei drammatici istanti, meno di un minuto in totale, che succede tutto: stando a una primissima ricostruzione, il bambino più grande si siede inavvertitamente proprio in corrispondenza dello scarico o comunque si mette in una posizione che ostruisce quasi del tutto il deflusso dell’acqua, facendo da inconsapevole tappo. Basta pochissimo per far salire il livello, seppur soltanto di qualche centimetro: Marouane ci scivola dentro e inizia a ingerire acqua, col fratellino di fianco che non può avere la percezione di quello che sta succedendo. Quando torna in bagno, la trentaseienne si accorge immediatamente che il figlio più piccolo è a pancia in giù, con il volto immerso nell’acqua.
L’allarme è immediato, le urla disperate richiamano tutti gli inquilini del condominio e degli edifici vicini: i sanitari di Areu cercano in tutti i modi di rianimare il piccolo, in attesa che arrivi l’elisoccorso. Il trasporto d’urgenza all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo si rivelerà purtroppo inutile: Marouane viene dichiarato morto alle 16.30. In via Baroni arrivano gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale della Questura e gli specialisti di Scientifica e Squadra mobile per i doverosi accertamenti sull’accaduto e il pubblico ministero di turno Francesco Cajani per coordinare in prima persona il delicato lavoro degli investigatori: da quanto emerso fino a ieri sera, non c’è nulla che faccia pensare a qualcosa di diverso da un decesso per cause accidentali; in ogni caso, è stata disposta l’autopsia sul corpo di Marouane per fare piena luce sulla sua drammatica scomparsa. Nell’appartamento del secondo piano rimarrà per ore anche una psicologa, per stare accanto alla trentaseienne e al bambino di 3 anni che ha assistito impotente all’annegamento del fratellino.