
Sarà l’autopsia, giovedì, sul corpo di Jhoanna Nataly Quintanilla (foto), 40 anni, la baby sitter uccisa dal compagno Pablo...
Sarà l’autopsia, giovedì, sul corpo di Jhoanna Nataly Quintanilla (foto), 40 anni, la baby sitter uccisa dal compagno Pablo Gonzalez Riva e ritrovata domenica nelle acque dell’Adda, a restituire la vera causa della morte e, quindi, la verità sulle sue ultime ore. Non ci sono dubbi, allo stato, che si tratti del cadavere di Jò, come veniva chiamata la donna, di cui si è persa ogni traccia nella notte tra il 24 e il 25 gennaio scorso. Per l’omicidio è in carcere il suo compagno che, nel corso dell’interrogatorio davanti alla gip Anna Calabi aveva raccontato di una morte accidentale avvenuta in conseguenza di un gioco erotico estremo. Tesi alla quale non hanno mai creduto gli investigatori che, invece, legano il femminicidio al movente, cioè la presenza di una amante che sarebbe arrivata a Milano a breve da El Salvador. Con questa donna Pablo Riva aveva iniziato una relazione quattro anni fa e le aveva già pagato il biglietto per Milano dove era pronto ad accoglierla nella casa in zona Bicocca che, però, divideva ancora con Jhoanna, l’unica, fra l’altro che nella coppia aveva un lavoro stabile. Per gli investigatori, guidati dalla pm Alessia Menegazzo, la notte del 24 gennaio Pablo e Jhoanna hanno litigato furiosamente e lui l’ha uccisa, poi ha chiamato un amico e ha chiesto di mettere il cadavere nel suo box.
L’amico, testimone che ha raccontato la richiesta nei dettagli, si è rifiutato e lui, a quel punto, ha messo il corpo di Jò nel borsone nero ripreso dalle telecamere, poi in auto ha raggiunto le rive dell’Adda e lo ha buttato in acqua dove è stato ritrovato da alcuni pescatori.
Anna Giorgi