NICOLA PALMA
Cronaca

"Dammi tutto o ti do fuoco": rapine e pose da duri per la baby gang di City Life

Sette colpi nei parchi: due quattordicenni in comunità, altri complici non imputabili

Escalation di violenze delle baby gang a Milano

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Milano - Dalla Bonola gang al gruppo di via Palmanova. Dai "bad kids" di San Siro ai rapper di piazzale Selinunte. Dal pugile diciannovenne che ha mandato in coma un coetaneo all’Arco della Pace alla banda che aggredì a caso i passanti tra largo Treves, via Fioravanti e piazza Sempione. Ora i "bulli" di CityLife, accusati di sette colpi (sei rapine e un furto) avvenuti tra settembre e novembre dello scorso anno in varie aree verdi del centro. Sette operazioni di polizia nel giro di poche settimane per fronteggiare un fenomeno di cui si erano viste preoccupanti avvisaglie già prima del Covid ma che nella seconda metà del 2020 è letteralmente esploso con una serie di gravi episodi in rapida successione. 

Le ultime due indagini in ordine di tempo si sono concluse tra venerdì e ieri mattina dagli agenti dell’Investigativa del commissariato Sempione, coordinati dal capo della Procura per i minorenni Ciro Cascone e dal vicequestore Andrea Migliasso: la prima ha portato quattro quindicenni in comunità, mentre la seconda si è chiusa con l’emissione della stessa misura cautelare da parte del Tribunale per due quattordicenni.

"Me l’aspettavo", avrebbe detto uno dei due, evidentemente convinto che i poliziotti sarebbero arrivati anche a lui dopo il blitz di venerdì sull’altro gruppo di adolescenti. Stando a quanto risulta, i membri delle due gang, che agivano entrambe a CityLife, si conoscevano tra loro, ma non hanno mai colpito insieme e avevano modus operandi diversi. I primi, di cui abbiamo già scritto sabato sul Giorno, si accanivano sui coetanei con una violenza sproporzionata, per poi bullarsi sui social prendendo come esempio i personaggi di Gomorra. Gli altri si concentravano solo sul vero obiettivo delle loro scorribande: derubare i ragazzini di smartphone, cappellini, felpe, biciclette e portafogli. 

Si muovevano sia nella zona di piazzale Giulio Cesare che in altre aree verdi (dai giardini di via Pallavicino al parco Solari, fino a via Dezza), in particolare lungo il trittico di fermate della metropolitana rossa Pagano-Buonarroti-Amendola. In totale, la banda composta da una quindicina di adolescenti (alcuni degli identificati hanno meno di 14 anni e quindi non sono imputabili per legge) è accusata di aver commesso sei rapine (di cui solo tentate) e il furto di una bici in via Cimarosa tra settembre e novembre del 2020, anche se il numero di episodi potrebbe essere molto più elevato. In un caso, in via Massena, uno dei componenti del "branco" si è avvicinato al malcapitato di turno con la fiamma di un accendino: "Dammi tutto o ti do fuoco"; in un altro, è spuntato anche un piccolo coltello.

Per fortuna, nessuno degli aggrediti ha riportato gravi lesioni, a differenza di alcune delle vittime dei "bad kids". A tenere insieme i rapinatori non era il legame classico del quartiere di residenza (solo uno usava il cap 20147 della periferia ovest) o della scuola, bensì una comune frequentazione dei social network. A proposito di social, il monitoraggio dei profili Instagram ha fatto emergere che i ragazzini si atteggiavano a criminali consumati: basti l’esempio del quattordicenne, uno dei due finiti in comunità, che si è fatto fotografare mentre finge di pulire un fucile M4 da softair. Altro particolare certificato dall’inchiesta: lo skyline di CityLife e tutto ciò che gli ruota attorno è percepito come una sorta di "ribalta" dove esibirsi ed esibire la propria forza, la propria capacità di intimidazione; una calamita che attrae da più punti della metropoli. Di conseguenza, l’attenzione sull’area resta molto alta da parte delle forze dell’ordine: sono quotidiani i servizi di controllo del commissariato Sempione, dell’Upg e del Reparto prevenzione crimine, con l’ausilio dei motociclisti della polizia locale.