
Corinne Schuetterle
Milano, 5 agosto 2014 - Aveva paura fisicamente di qualcuno. Dice proprio così l’avvocato Stefano Sutti ricostruendo l’intricato mistero della scomparsa terminata con il ritrovamento del cadavere mutilato della sua collaboratrice Cosima Corinne Schütterle. Tedesca di origine, ma a Milano da 15 anni, amica e fedele professionista dello studio specializzato in diritto tributario internazionale di via Montenapoleone a Milano. L’ha vista l’ultima volta il 6 giugno, venerdì. Si sono salutati: «Mi ha detto che andava a Berlino per organizzare la riunione del 18 settembre dell’Agenzia delle Entrate a Milano».
Domenica 8 giugno alle 9 e 49 minuti, Sutti riceve una mail da Cosima: «Mi sono creato dei problemi tali che non posso più tornare in Italia». Il solito buon italiano non è più tale. L’avvocato le risponde subito, allarmato: «Cosa? Chiamami!». Tutto tace. Prova al cellulare e lo trova spento. Da quel momento lo sarà per sempre. Due giorni dopo, martedì 10 giugno verso la mezzanotte, l’avvocatessa si presenta alla reception dell’hotel Edelweiss di Resia in Alto Adige e chiede una camera per riposare solo una notte. Ha con sè i suoi due cagnolini White Terrier e varie valigie. Avverte che l’indomani deve riprendere il viaggio e racconta di essere appena giunta da Monaco di Baviera. La mattina successiva però nessuno la vede e in camera sua vengono trovate le valigie, i cellulari (senza le sim), la fotografia col fidanzato Maurizio e l’orologio.
«Lavorava con noi da sette anni e Maurizio non l’abbiamo mai visto. A maggio ci ha detto che Maurizio le aveva fatto una sorpresa e la sposava a settembre». Le avvocatesse Luisa Zambon e Simona Cazzaniga, che con lei lavoravano e ne raccoglievano le confidenze, sono rabbiose: «Era una donna sola, Cosima. La sua vita erano Penny e Amadeus da cui mai si sarebbe separata e l’anziana madre malata che viveva a Baden-Baden, in Germania, assistita 24 ore su 24. Il Procuratore dei Grigioni insiste che è stato un incidente, ma per noi manca una parte del corpo e il momento della morte è rilevante. Dire morta varie settimane fa, come sostiene l’autopsia, non significa niente».
Cosima riferisce ai colleghi la rottura del fidanzamento con Maurizio poco dopo aver annunciato il matrimonio e non dà spiegazioni. I colleghi sapevano del loro rapporto burrascoso, ne sono quasi liberati. L’umore di Cosima resta solare, come sempre. La mail di chiusura con il lavoro che adorava giunge inaspettata: «Era felicissima. Doveva organizzare il convegno e aveva appena acquisito un cliente tedesco per lo studio». Alle 6,58 dell’11 giugno, Cosima varca la frontiera con l’Austria e passando per Italia e Svizzera giunge in val Poschiavo con la sua Toyota e i due cagnolini.
È Penny la prima ad essere trovata a 1100 metri di quota in località Alp Grum: ha percorso circa 15 chilometri in salita da dove verrà ritrovata l’auto, in zona Angeli Custodi, frazione di San Carlo, il 20 giugno. Era parcheggiata su una mulattiera con le chiavi all’interno. Oltre un mese dopo (il 25 luglio) un pastore trova il corpo scarnificato e senza la testa a 15 chilometri di distanza dall’auto, a 1300 metri di altitudine. Al suo fianco c’è la borsetta con un cambio di biancheria. Ieri mattina lo studio Sutti ha strappato una promessa al procuratore dei Grigioni: accoglierà un’istanza, e se lo convinceranno che Cosima non è morta per un banale incidente di montagna, aprirà l’inchiesta. Il fidanzato Maurizio intanto andrà dai carabinieri di Bolzano nei prossimi giorni.