Milano, la comunità dei cattolici cingalesi in lutto: "Non arrendiamoci all’odio"

Pasqua di sangue in Sri Lanka, il dolore di padre Prinky Rosan

Padre Prinky Rosan e i fedeli davanti alla basilica di Santo Stefano Maggiore (NewPress)

Padre Prinky Rosan e i fedeli davanti alla basilica di Santo Stefano Maggiore (NewPress)

Milano, 26 aprile 2019 - C'è «tanto dolore» nel cuore di padre Prinky Rosan, vicario della parrocchia di Santo Stefano Maggiore di Milano (e della comunità dei cattolici srilankesi), dopo la Pasqua tragica dello Sri Lanka: i terroristi hanno colpito duramente l’isola a sud est dell’India in cui è nato 40 anni fa e da cui se ne è andato nel 2004.

Un dolore che è stato attenuato dal «gesto meraviglioso», come lo definisce padre Prinky, dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che ieri sera ha presieduto, nella basilica di Santo Stefano Maggiore, la messa in ricordo di chi è rimasto vittima degli attacchi nell’ex Ceylon. «Lasciate che lo sguardo si elevi dall’orrore per quello che la crudeltà dell’uomo può compiere - ha detto l’arcivescovo - alla luce che viene da Dio e che avvolge l’uomo di compassione e di pazienza». Per la comunità cingalese a Milano, spiega padre Rosan, «è stata una consolazione in un clima di disperazione. L’occasione per pregare assieme in ricordo delle centinaia di vittime, per i feriti o chi è sopravvissuto nella tristezza, dopo aver perso i suoi cari». Alla celebrazione eucaristica ha partecipato attivamente la folta comunità cattolica cingalese: «Sono circa 12mila i credenti di religione cattolica su una popolazione di circa 17mila srilankesi presenti a Milano. Sono stati i cattolici i primi ad emigrare a Milano, già negli anni ’70, e la loro presenza si è intensificata successivamente grazie ai ricongiungimenti familiari. Molti provengono dall’area vicino a Negombo. Sono molto scossi, conoscendo molto bene la chiesa di San Sebastiano (uno dei luoghi di culto colpiti dagli attentati ndr). La cosa mi riguarda peraltro personalmente» spiega il sacerdote. «Sono originario di un paese che si trova a 15 minuti da Negombo - racconta - sono sempre andato a pregare alla chiesa di San Sebastiano e lo faccio ogni volta che ritorno a casa. L’ultima risale solo a qualche mese fa».

Fra le vittime  della crudele violenza anche alcuni conoscenti: «Nessun mio parente si trovava a San Sebastiano la mattina di Pasqua ma purtroppo sono scomparsi dei fedeli che avevo conosciuto come sacerdote. Non ce l’aspettavamo. La comunità cattolica srilankese si è sempre comportata in maniera esemplare, non ha mai rilasciato dichiarazioni polemiche nei confronti di nessuna religione, eppure è stata l’unica nel Paese ad essere presa di mira dagli attacchi. Questo suscita domande a cui al momento è difficile dare una risposta». Per il religioso, però, «non c’è spazio per l’odio nel nostro spirito».

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