PIERO
Cronaca

Asfalto o pietra Un bel dubbio sotto i piedi

Piero

Lotito

Le parole non sono bitume, anche se a volte nelle campagne elettorali viene da pensarlo. Si dice invece con Carlo Levi, ed è sacrosanto, che "le parole sono pietre". Hanno peso in sé, contano e fanno contare. Come le pietre di Milano, quelle che nel tempo hanno significato storia e vita quotidiana della città. Gli acciottolati, i pavé, i sampietrini, il basolato. I basoli, masselli di pietra di origine per lo più vulcanica o calcarea che nei dialetti lombardi si chiamano anche basèl, fanno derivare il loro nome dalla meravigliosa entità fondativa di tutte le cose: la base. Le antiche pavimentazioni delle nostre città costituivano dunque la base della nostra organizzazione urbana e della nostra civile convivenza. Le barricate delle Cinque Giornate (170 nella sola notte del 19 marzo 1848), quelle che impedirono gli spostamenti agli austriaci e ne determinarono la cacciata, furono alzate sul pavé, sugli acciottolati, sul basolato. Ma poi venne l’asfalto. Che costa poco, fa viaggiare velocemente e senza scossoni. Dalle strade alle piazze, dai marciapiedi ai cortili, le città si sono rivestite di bitume e il glorioso pavé viene smantellato. La polemica è di questi giorni, via Palestro bitumata è un pugno in tutti e due gli occhi, via Fatebenefratelli è un lontano ricordo, via Torino trema, e se fossimo nelle pietre di via Manzoni non ci sentiremmo tanto al sicuro. Perfino piazza Fontana, con il suo manto di sampietrini potrebbe presto cedere al bitume. Lo fa pensare il fatto che i blocchetti non siano stati consolidati tra loro con sabbia o altri leganti e che le mancanze non vengano colmate quando necessario se non con catramose pezze nere. Gli entusiasti del derivato del petrolio (il bitume) giustificano la dismissione del pavé evocando come prima ragione la sicurezza per ciclisti e motociclisti. Certo, ci mancherebbe. Ma è ovvio che un pavé disconnesso perché sempre mal tenuto (come in piazza Fontana?) costituisca per tutti un pericolo. Soprattutto se colpevolmente attraversato da inutili rotaie del tram che vanno a morire sotto il marciapiede. Come in piazza Cavour.

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