REDAZIONE MILANO

Arrivata la sentenza di Cassazione per Catanzariti

Confermate le condanne a 13 anni 8 mesi per Agostino (ai domiciliari) e sette per Scarcella

La storia inizia nel 2014, con l’operazione Platino che ha fatto luce sulle penetrazioni mafiose nei servizi di sicurezza nei locali milanesi, con estorsioni e intimidazioni, rivendicando parentele e legami con i clan. Tra gli arrestati, figuravano Agostino Catanzariti, 72 anni nato a Platì, suo figlio 47enne Saverio, l’amico Flavio Scarcella di Corsico, 48 anni, e l’uomo di fiducia Giuseppe Mesiti, nato a Locri, 32 anni. I primi tre erano ritenuti responsabili, a dicembre del 2014, di associazione mafiosa, affiliati alla cosca dei Barbaro Papalia. A vario titolo, erano stati accusati di droga ed estorsioni. Ma la Corte d’Appello nel 2014 ha annullato il reato di associazione mafiosa e rimodellato la pena. Una sentenza a cui il procuratore generale ha ricorso in Cassazione che ha accolto l’istanza, con rinvio a una Corte d’Appello bis per nuovo giudizio. Con la sentenza del dicembre 2018 cambia ancora tutto: i tre imputati, i Catanzariti e Scarcella, sono responsabili di associazione mafiosa. Ricorrono in Cassazione che ora mette la parola fine all’odissea: confermate le condanne a 13 anni 8 mesi per Agostino (ai domiciliari), 7 per Scarcella, mentre Saverio, inizialmente condannato a 8 anni, dovrà aspettare la nuova sentenza che terrà conto del criterio di continuazione. Per i giudici è confermata l’appartenenza al clan di ‘ndrangheta di Buccinasco e Corsico: gli imputati, con Agostino a capo dell’organizzazione, avrebbero favorito la cosca e rivendicato l’appartenenza per imbastire affari.

Francesca Grillo