"Arriva il mio 41 Bus nelle carceri per facilitare i colloqui dei detenuti"

L’idea di Bruno Palamara, papà trentenne di tre bambine, che ha trascorso quattro anni dietro le sbarre. Con un clic i familiari prenoteranno l’appuntamento, il viaggio in treno o aereo e un posto sulla navetta

Migration

di Marianna Vazzana

"In carcere leggevo moltissimo, in particolare libri di imprenditoria e finanza. Mi ha colpito questa frase: ’individua un problema, trova la soluzione e hai creato un business potenziale’. Dietro le sbarre, ho pensato, il primo problema è la mancanza di libertà. Ma per quello non potevo trovare rimedio. Allora mi è venuta in mente la sofferenza dei familiari e dei detenuti, quando faticano a incontrarsi: un dramma soprattutto per chi arriva da altre regioni". Così è nata l’idea del “41 Bus“ per facilitare il trasporto dei parenti nelle carceri. “Andare in carcere non è mai stato così facile“, lo slogan del progetto, che sdrammatizza una situazione tutt’altro che facile da affrontare. L’inventore è Bruno Palamara, trentenne originario di Cantù e residente con la moglie e le sue bambine nella provincia di Monza-Brianza, che ha trascorso 4 anni negli istituti penitenziari di Monza, Busto Arsizio e Voghera per il reato di spaccio. "Sono entrato in carcere quando avevo 23 anni" e ha giurato a se stesso che, una volta uscito, non ci sarebbe mai più tornato. Che avrebbe creato qualcosa di importante per agevolare gli incontri tra i detenuti e i loro affetti, per la maggior parte donne e bambini, resi difficili dalla burocrazia e dai viaggi faticosi che spesso devono affrontare.

Quindi è nata la piattaforma digitale ad hoc, "che inaugureremo entro giugno, cominciando con un progetto pilota per il trasporto nelle carceri di Opera e Voghera", evidenzia Palamara, libero da due anni e al momento attivo nel settore della compravendita di auto. "Stiamo prendendo accordi commerciali con società di trasporto. Al mio fianco c’è l’agenzia “Isola di comunicazione“ di Cinisello", continua. Quando il sito (www.41bus.it) sarà attivo, i familiari dei detenuti potranno svolgere tre operazioni per organizzare in una volta sola il loro viaggio: "Prenotare il colloquio (ci sarà un link apposito), il treno o l’aereo e infine il posto sul 41 Bus". L’iniziativa prevede di ricavare il 5-6% di commissioni sulle tratte dei trasporti grazie ad accordi con le piattaforme di vendita dei biglietti online e di ottenere dal 20% al 60% di ritorno su pullman di proprieta’ o in leasing.

"Quando Palamara è uscito dal carcere – sottolinea la sua legale, Beatrice Saldarini – ha esposto la sua idea a uno studio che sviluppa idee imprenditoriali e loro sono rimasti molto sorpresi per le potenzialità del progetto ma a anche per l’inattesa puntualità delle valutazioni che aveva già fatto Bruno. Le difficoltà non lo hanno scoraggiato, la realizzazione di questo sogno per lui era un obiettivo irrinunciabile, necessario a dare un senso agli anni in carcere. Questa ostinata determinazione è il lato più romantico di questa storia". Saldarini ha scritto una lettera a Francesco Maisto, garante dei diritti delle persone private della libertà a Milano, per segnalare l’iniziativa del suo assistito. "Ha realizzato che la gran parte dei detenuti – uno stralcio del testo – viveva con profonda angoscia le difficoltà che i famigliari dovevano affrontare per recarsi a colloquio, tanto che era questo uno dei principali argomenti di cui si parlava in carcere".

Palamara sottolinea che "io sono stato fortunato perché i miei parenti potevano raggiungermi in fretta, in un’ora di viaggio. Ma dietro le sbarre c’è una percentuale altissima di detenuti che provengono da fuori regione. Tra le paure più grandi c’è quella di dover trascorrere la detenzione lontano da casa. Alcuni non vedono i parenti per anni, proprio per le difficoltà di raggiungere l’istituto penitenziario". Per lui, la sofferenza è stata dover stare lontano dalle sue bambine. "Sono diventato padre molto presto. La mia secondogenita aveva pochi mesi quando sono finito dietro le sbarre: ho visto i suoi primi passi in una sala colloquio. Di figlie, oggi ne ho tre. E non voglio perdermi più nulla di loro".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro