
Severino Antinori
Milano, 9 ottobre 2019 - È stata prosciolta con sentenza di «non luogo a procedere» la giovane infermiera spagnola che era imputata di calunnia per avere «falsamente» accusato il ginecologo Severino Antinori per un presunto prelievo forzato di ovociti, avvenuto nell'aprile 2016. Lo ha deciso il gup di Milano Livio Cristofano, che ha accolto la richiesta dei pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti.
«C'è grande soddisfazione per questa sentenza - ha detto il difensore della donna, l'avvocato Roberta Di Leo - che ristabilisce la verità dopo una denuncia che è stata sin da subito strumentale». Il procedimento era nato dalla denuncia di Antinori nei confronti della ragazza ed era diametralmente opposto a quello che ha portato, invece, a maggio alla condanna in Appello del ginecologo a 7 anni e 10 mesi proprio per quel presunto prelievo forzato di ovuli. Dopo la denuncia del medico, i pm avevano chiesto l'archiviazione del procedimento, ma il gip Luigi Gargiulo aveva disposto l'imputazione coatta per l'infermiera. Oggi è arrivato il proscioglimento. La Cassazione aveva dichiarato inammissibile il ricorso della Procura contro il provvedimento del gip sull'imputazione coatta e, dunque, si è arrivati in udienza preliminare nella quale gli stessi pm hanno chiesto il proscioglimento per la donna.
Stando all'imputazione coatta del gip Gargiulo, la donna, 26 anni, avrebbe accusato «falsamente» Antinori, pur «sapendolo innocente». Più di una le dichiarazioni messe a verbale nell'aprile 2016 dall'infermiera davanti ai pm e 'incriminate' in questa tranche, tra cui il passaggio centrale in cui la donna raccontò che Antinori la sottopose «ad un trattamento farmacologico non voluto e diverso da quello prospettatole». E quello in cui disse che lui le avrebbe «provocato lesioni consistite in ecchimosi varie sul corpo» e le avrebbe rubato il telefono mentre era in «stato di sedazione». Dichiarazioni che hanno portato alla condanna del ginecologo e per le quali la vittima del prelievo forzato di ovociti è stata prosciolta oggi dalla calunnia.