Effetto pandemia: boom di casi di anoressia tra i giovani. Ricoverati anche a 10 anni

Visite raddoppiate al San Paolo e al San Raffaele: "Il Covid ha acuito i disturbi alimentari, rifiutano perfino le videochiamate"

Continua ad aumentare il numero di persone anoressiche ricoverate nel Milanese

Continua ad aumentare il numero di persone anoressiche ricoverate nel Milanese

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Milano - "Alcune ragazze rifiutavano persino le videochiamate con i medici, durante la pandemia, perché non riuscivano a guardare la propria immagine nel piccolo riquadro online". Lo racconta la psichiatra Sara Bertelli, responsabile del servizio Disturbi alimentari adulti (che vuol dire sopra i 16 anni) dell’ospedale San Paolo. Pare impossibile, eppure è così quando l’anoressia consuma lentamente. Non ci si accorge della trasformazione graduale, ci si vede sempre imperfette (o imperfetti). E i propri occhi non reggono l’immagine di sé, finché il raggiungimento di quella "perfezione" anelata che arriva da una percezione distorta ha già trascinato in un buco nero dal quale è difficilissimo uscire. Come nel caso di Giulia Scaffidi, morta a 17 anni nell’ospedale di Lodi: era arrivata a pesare 26 chili, saliva e scendeva la scale in piena notte per "tenersi in forma", hanno rivelato i familiari. "Adesso sto seguendo pazienti che pesano meno di 30 chili. Di anoressia si muore, è vero. Ma ci si può salvare: il messaggio deve essere positivo", continua la dottoressa Bertelli. Anche se la sfida è sempre più dura, perché "nel periodo di pandemia la situazione è peggiorata".

Giulia Scaffidi, morta a 17 anni
Giulia Scaffidi, morta a 17 anni

Se in genere le prime visite annuali al San Paolo per disturbi del comportamento alimentare ammontavano a 150, a novembre di quest’anno il numero è già arrivato a 225. Con una lunga lista di attesa. Le richieste di prese in carico sono aumentate anche negli altri ospedali: "Da marzo dello scorso anno a fine dicembre, il Centro disturbi del comportamento alimentare dell’Ospedale San Raffaele Turro - si legge sul sito - ha raddoppiato le prime visite per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare. L’effetto della pandemia sulla salute mentale, in particolare sui disturbi alimentari, si è fatto sentire con forza: l’esordio di anoressia è più precoce, sono aumentate le richieste di aiuto e si sono acuiti i disturbi alimentari preesistenti". 

Cresciute del 30% anche le chiamate al numero verde nazionale della Presidenza del Consiglio, Sos Disturbi del comportamento alimentare (800180969). A chiedere aiuto, arrivano anche famiglie di bambini di 11, 12 o 13 anni che nei casi più gravi vengono accolti in Pediatria e in Neuropsichiatria infantile. Ricoverati anche piccoli di 10 anni. "Abbiamo riscontrato dai dati nazionali un esordio precoce di anoressia nervosa - sottolinea Giuseppe Banderali, direttore di Pediatria del San Paolo -. Con la pandemia sono esplosi anche casi di Arfid, disturbo che riguarda selettività o evitamento del cibo: bambini che non mangiano, che chiedono cibi solo gialli o solo verdi o liquidi".

L’anoressia nervosa colpisce principalmente il sesso femminile (il 90% dei pazienti sono donne tra i 15 e i 25 anni) e si manifesta con terrore di ingrassare, rifiuto del cibo, allenamento smodato e importanti cambiamenti d’umore. "L’obiettivo non è ‘la bellezza’, o almeno la visione distorta di un ideale di bellezza, ma è l’essere performanti: eccellere nello studio, nello sport, in ogni attività. E questo riguarda adolescenti di ogni ceto sociale. Chi arriva da famiglie umili si sente in certi casi ‘l’oggetto’ dell’investimento dei genitori, dei sacrifici della famiglia. E finisce in un vortice ossessivo-compulsivo che culmina nel rifiuto del cibo", continua Bertelli. "Chi si ammala entra in un loop di iperattività ossessiva: legge in piedi, sale e scende le scale, cammina freneticamente". Durante il lockdown e i lunghi mesi di dad, "gli adolescenti hanno perso le loro abitudini, la loro ‘normalità’, e questo è stato deleterio soprattutto per i più fragili". Ma si può fare tanto, per prevenire. "Io ho fondato Nutrimente Onlus, associazione per la prevenzione e la conoscenza dei disturbi del comportamento alimentare", conclude la dottoressa Bertelli.

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