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Scola saluta tutti i parrocchiani: "Grazie a voi io sono più umile"

L’arcivescovo di Milano, alla fine della visita pastorale nelle grandi e piccole parrocchie della Diocesi che guida da sei anni, ha tracciato un primo bilancio

Il cardinale Angelo Scola

Milano, 17 giugno 2017 - «Se il nostro è, nelle sue solide radici, un cristianesimo di popolo, allora è per tutti». L’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, alla fine della visita pastorale nelle grandi e piccole parrocchie della Diocesi che guida da sei anni, ha tracciato un primo bilancio in una lettera a «tutti i battezzati, le donne e gli uomini delle religioni e di buona volontà». Un ulteriore segnale del commiato che l’arcivescovo si appresta a dare ai milanesi. Avendo compiuto i 75 anni, è attesa infatti la nomina del suo successore da parte di papa Francesco, nomina che probabilmente arriverà entro fine giugno.

Nella lettera l’arcivescovo ricorda che nelle varie tappe della visita ha trovato conferma della «vitalità» di comunità cristiane «ben radicate» nella storia della Chiesa, «ma capaci di tentare, su suggerimento dello Spirito, adeguate innovazioni». Comunità «non certo prive di difficoltà e conflitti e tuttavia appassionate all’unità». Ma a far cogliere «nitidamente» a Scola le diversità che alimentano la vita diocesana è stata la visita di papa Francesco del 25 marzo scorso, «un richiamo così forte - ha detto - da rendere visivamente evidente che la nostra Chiesa è ancora una Chiesa di popolo». «Non dobbiamo più racchiuderci tristi in troppi piagnistei sul cambiamento epocale - ha proseguito - né ostinarci nell’ esasperare opinioni diverse rischiando in tal modo di far prevalere la divisione sulla comunione».

Nella lettera l’arcivescovo ha voluto anche aprire il suo cuore ai fedeli: «Devo aggiungere un’altra cosa a cui tengo molto - ha scritto -. Ho appreso a conoscermi meglio , a fare miglior uso dei doni che Dio mi ha dato e, nello stesso tempo, ho imparato un po’ di più di quell’umiltà che segna la nostra storia. Ho potuto così, grazie a voi, accettare quel senso di indegnità e di inadeguatezza che sorge in me tutte le volte che mi pongo di fronte alle grandi figure dei nostri patroni Ambrogio e Carlo».

E infine un augurio: «Seguendo la testimonianza di papa Francesco, la grande tradizione della Chiesa milanese può rinnovarsi ed incarnarsi meglio nella storia personale e sociale delle donne e degli uomini che abitano le terre ambrosiane».