REDAZIONE MILANO

Ancora pochi laureati nelle aree tecnico-scientifiche E quattro aziende su dieci non trovano candidati

Cresce la domanda di profili tecnico-scientifici, ma i laureati in discipline Stem sono solo il 24,5% in Italia, così più di quattro aziende su dieci non trovano i candidati. A inquadrare la situazione è l’Osservatorio Stem promosso da Fondazione Deloitte e dal Programma di Politiche pubbliche di Deloitte, che ieri a Milano ha presentato i risultati della ricerca "Rethink Ste(a)m Education", basata su 2.650 interviste a studenti, giovani occupati e Neet e 26 approfondimenti con esponenti del mondo accademico e dell’imprenditoria di sette Paesi. All’incontro hanno partecipato fra gli altri anche il ministro Cristina Messa, la presidente del Consiglio nazionale delle ricerche Maria Chiara Carrozza e i rettori di Politecnico e Bocconi, Ferruccio Resta e Gianmario Verona. "Il trend è rimasto quasi inalterato negli ultimi 5 anni", spiegano dall’Osservatorio. Gli ostacoli si iniziano a presentare nelle scuole dell’obbligo e in particolare nel passaggio dalla scuola superiore all’università, considerato "difficile" da almeno il 30% degli intervistati: il 41,6% lamenta la mancanza di adeguate figure di riferimento per l’orientamento. Inoltre, molti ragazzi e ragazze rimangono intrappolati in vecchi stereotipi: dalla difficoltà delle materie al fatto che richiedano più tempo e risorse economiche o che siano poco adatte alle ragazze. Il 50% delle studentesse intervistate riconosce la presenza di stereotipi di genere. Così, nonostante le donne rappresentino dal 50% al 60% del totale dei laureati e siano in aumento, le facoltà Stem rimangono a prevalenza maschile. "Le competenze Stem saranno cruciali nel mercato del lavoro di domani e serviranno per affrontare le grandi sfide odierne e future. Puntare su un approccio Steam, in cui scienza e tecnologia si integrano con materie umanistiche e artistiche, sarà fondamentale", sottolinea Guido Borsani, presidente Fondazione Deloitte. Sotto la lente anche gli effetti della pandemia. "Molti degli studenti sono stati colpiti dalla crisi economica scatenata dal Covid-19 e parte di questi ha dovuto interrompere gli studi per trovare un lavoro. Il 34% ha dovuto rinunciare a una esperienza di studio all’estero. Il 15% ha rinunciato agli studi in un luogo diverso dalla propria città. Solo il 36% pensa che la Dad sia utile per la scuola secondaria".