Sesso e pregiudizi, all’Anagrafe di Milano due cambi di genere al mese

Nove modifiche da gennaio a oggi. Antonia Monopoli, dello sportello trans, lotta controle discriminazioni: "In un anno 350 richieste di aiuto"

La coppia Lory Barthé e Dani Bosi "non binary" e "transgender"

La coppia Lory Barthé e Dani Bosi "non binary" e "transgender"

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

Milano - Nove “cambi di genere“ sono stati messi nero su bianco all’Anagrafe del Comune di Milano da gennaio a oggi. Significa quasi due al mese. Un lieve aumento: nel 2021, in totale, erano stati sedici. Quattordici le richieste andate a buon fine nel 2018; 8 pratiche nel 2019 e tre nel 2020, anche se nell’anno della pandemia certamente molto è stato rallentato. Un percorso non facile, per chi nato biologicamente donna o uomo si sente intrappolato in un corpo che non corrisponde all’identità di genere che sente sua. Questi sono i numeri di Milano città, che diffondiamo in occasione della Giornata internazionale contro omofobia, bifobia e transfobia.

Per avere la rettifica dell’identità di genere all’Anagrafe, da 7 anni non occorre più, come in passato, che ci sia un intervento chirurgico, ma per passare da uomo a donna (e viceversa) su atto di nascita e documenti, è necessario che ci sia una sentenza del Tribunale a sancire la fine del percorso di transizione: quando il “cambio di sesso“ è ufficiale, il Comune procede. Nel frattempo chi vive l’esperienza trans si trova ad avere documenti che non corrispondono a quello che è e che mostra al mondo. "Io sono una “persona non binary“, cioè non rientro in un binario di genere, né uomo e né donna – spiega Lory Barthé, residente nell’hinterland (all’Anagrafe dovrebbe comparire come “neutro“, ndr ) – mentre il mio fidanzato Daniel Bosi è trans: nato biologicamente donna, è un uomo. Sta seguendo la terapia ormonale ma sui documenti il nome è ancora femminile. Le pratiche sono molto lunghe".

Dei passi avanti sono stati compiuti: lunedì il Consiglio comunale ha approvato "un registro di genere per le persone transgender" (odg firmato dalla consigliera Monica Romano, prima transgender eletta a Milano) e dichiarato la città "zona di libertà per le persone Lgbtq+": questo consentirà milanesi di avere documenti di riconoscimento di competenza del Comune (abbonamento Atm, tessera della biblioteca, badge e documenti aziendali per dipendenti del Comune e partecipate) che riportino un’identità alias e non più il nome anagrafico.

"Un traguardo importante – commenta Antonia Monopoli, attivista transgender, scrittrice e attrice teatrale, fondatrice dello sportello dedicato ai trans dell’Associazione Ala Milano onlus –. La settimana scorsa abbiamo portato 10mila firme in Regione a sostegno del progetto di legge Nanni - Norme contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere - a prima firma del consigliere del M5s Simone Verni. Ma tanto è ancora da fare contro i pregiudizi. Lo scorso anno si sono rivolte al nostro sportello 350 persone trans".

Come Francy, brasiliano di 35 anni (nato donna): "Mi sono visto negare un contratto di lavoro come magazziniere, perché sui documenti risulto ancora donna. Adesso lavoro in proprio, come toelettatore di animali domestici. Ma questa discriminazione deve finire".

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro